Roma – La legge elettorale arriva alla Camera per l’ultimo esame. Lo scontro finale sull’Italicum va in scena dopo giorni di tensione soprattutto per l’eventualità della fiducia sul testo. Da una parte il premier Renzi, che sembra intenzionato a porla, superando il voto segreto, dall’altra le opposizioni che protestano a gran voce. Ma anche dentro il Pd l’ipotesi ha creato l’ennesima spaccatura, con Roberto Speranza che tuona: “Sarebbe una vera violenza”.
“Se questa legge elettorale non passa + l’idea stessa di Partito Democratico come motore del cambiamento dell’Italia che viene meno”, replica Matteo Renzi in una lettera ai coordinatori di circolo Pd. “Nel voto di queste ore c’è in ballo la legge elettorale, certo. Ma anche e soprattutto la dignità del nostro partito”, sottolinea.
Oggi, quindi, prende il via la discussione generale sul testo, ma il primo vero snodo, quello delle pregiudiziali di costituzionalità e di merito (che saranno accorpate) già annunciate da FI, è atteso per martedì. Il voto, salvo colpi di scena, dovrebbe tenersi a scrutinio segreto, mentre resta ancora in ‘stand by’ la decisione del premier Matteo Renzi di mettere la fiducia (superando così il voto segreto). Più probabile, invece, che la fiducia venga messa sugli articoli del ddl. Ed è su questo punto che la minoranza Pd alza le barricate.
“La fiducia sarebbe una violenza vera e propria al Parlamento italiano”, ribadisce Speranza, confermando il suo addio all’incarico di capogruppo. “Io fino all’ultimo istante proverò a fare il possibile” perché la fiducia non venga messa, perché “creerebbe condizioni di vero logoramento al nostro interno”. E mentre Sel definisce l’ipotesi fiducia “un’aberrazione” il M5S, con Alessandro Di Battista, si prepara ad “azioni extraparlamentari perché il Parlamento è totalmente esautorato”.
A confermare la tensione, la decisione dei quattro relatori di minoranza alla legge elettorale, che hanno rinunciato a tenere alla Camera la loro relazione sull’Italicum. “Come si fa a fare una relazione di minoranza su un testo così articolato in cinque minuti? In cinque minuti non faccio neanche in tempo a cominciare a insultarli…”, ha detto il leghista Cristian Invernizzi.