Catania – Sono accusati di omicidio colposo plurimo, naufragio e favoreggiamento d’immigrazione clandestina, i due stranieri arrestati dalla squadra mobile di Catania perchè probabili scafisti della tragedia nautica avvenuta nelle acque al largo della Libia.
Si tratta di un tunisino, comandante del peschereccio, e del suo assistente di bordo, un uomo di origini siriane.
Sarebbero state le testimonianze dei sopravvissuti, 28 persone, a ricostruire l’accaduto e permettere l’arresto dei responsabili.
“Voleva guidare la barca e allo stesso tempo nascondersi tra di noi – ha detto un testimone riferendosi al comandante tunisino che avrebbe portato il barcone ad urtare contro il mercantile portoghese e a capovolgersi – A quel punto a bordo è scoppiato il panico: tutti hanno iniziato ad agitarsi quelli che erano più in basso hanno solo sentito l’urto ma non vedevano niente e volevano salire. Alcuni di quelli che erano sul ponte sono finiti in acqua subito. La barca ha cominciato a muoversi sempre di più e poi si è rivoltata”.
“Ci siamo aggrappati ai morti, abbiamo sentito il rumore dei motori e abbiamo urlato con tutte le forze che ci rimanevano”, hanno raccontato altri superstiti.
E ancora: “Il peschereccio aveva tre livelli – ha detto il giovane sopravvissuto del Bangladesh ricoverato all’ospedale di Catania -quello più basso era la stiva e centinaia di persone sono state costrette ad entrare lì dentro. Poi i trafficanti hanno chiuso i boccaporti, per evitare che uscissero durante la navigazione. Il secondo livello era invece quello della piccola cabina che c’è in coperta, all’altezza della murata del barcone. Anche qui erano stipate centinaia di persone. Infine quelli sul ponte”.
Intanto, non è ancora chiaro il numero delle vittime. “Non è stato ancora possibile accertare il numero dei morti, perché i superstiti riferiscono di cifre comprese tra i 400 e 950 passeggeri, ma secondo alcuni sopravvissuti sentiti su nave Gregoretti e un report del mercantile portoghese si stima che a bordo del barcone ci fossero circa 850 migranti”, ha fatto sapere il pm che indaga sul naufragio.
Nel frattempo il procuratore di Catania, Giovanni Salvi, ha sottolineato: “Nessuna responsabilità può profilarsi, sulla base di quanto emerso, a carico del personale del mercantile King Jacob che ha doverosamente prestato soccorso e che non ha contribuito all’evento fatale”.