Calabritto (AV). I Carabinieri della Stazione di Calabritto congiuntamente a quelli dell’Aliquota Radiomobile di Montella, nel dicembre 2013, nell’ambito di mirati controlli finalizzati a garantire la tutela della salute pubblica nonché a contrastare efficacemente lo smaltimento illecito di rifiuti e sostanze inquinanti, avevano individuato due grosse aree all’interno delle quali erano stati accantonati parti di automezzi non bonificati e, sversati nel tempo, rifiuti di ogni genere. Nel corso dell’operazione le aree, rispettivamente di 5000 e 7000 mq circa (con all’interno un capannone di 900 mq), erano state sequestrate perché adibite a stoccaggio di motori di autovetture, muletti, autocarri, gru ma anche prefabbricati, cassoni, vecchi gruppi elettrogeni e cabine di autotreni.
Il gestore delle aree, che all’epoca dei fatti era già stato denunciato in stato di libertà per “deposito incontrollato di rifiuti, gestione illegale di una discarica ed inquinamento ambientale”, aveva chiesto il dissequestro dei siti promettendo la bonifica dei terreni e lo smaltimento, nel rispetto delle norme vigenti, dei “rifiuti pericolosi e non” ivi presenti.
Ma non è andata proprio così: il sopralluogo congiunto dei Carabinieri e dei Vigili del Fuoco di Avellino, ha ieri permesso di accertare che l’imprenditore non aveva assolutamente ottemperato alle disposizioni impostegli sia dall’Autorità Giudiziaria che dal Sindaco con varie ordinanze sindacali, non avendo provveduto alla bonifica ed anzi avendo continuato ad accumulare rifiuti costituiti da parti di mezzi pesanti e pezzi di autovetture.
Aveva inoltre realizzato in un capannone una vera e propria autofficina abusiva dove venivano smontati i veicoli, perlopiù già rottamati, esercitando, di fatto, l’attività illecita di autodemolizione.
Attesa l’assenza di autorizzazione, il mancato rispetto delle prescrizioni impostegli e, soprattutto, nella considerazione che i rifiuti presenti continuavano a provocare infiltrazioni nocive nel sottosuolo, consistenti prevalentemente in oli presenti all’interno dei motori ed acidi delle molte batterie oramai esauste, le aree venivano nuovamente sequestrate e poste a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. Per l’imprenditore scattava, ancora una volta, la denuncia in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Avellino.