Napoli – Presentato il nuovo libro di Samuele Ciambriello, “Caste e castighi, il dito nell’occhio – linguaggio, indignazione, speranze” (edizioni Guida, 2015).
“Rimbalzando tra sport, politica e cronaca, Samuele Ciambriello svolge un ruolo vitale per la nostra società, esprimendo posizioni anche fuori dal coro, senza filtri, veraci e nette, senza l’esigenza di piacere a tutti, con la convinzione di fare la cosa giusta, lasciando solo parlare un’unica coscienza libera, la propria. Il colore ed il dinamismo del testo ammiccano anche al disaccordo. L’autore non è interessato ai giudizi sul merito delle sue idee e sorriderebbe ugualmente divertito vedendo il lettore liberare tra i denti malcelate parole di dissenso, o soffocate esclamazioni di consenso.” (Dalla prefazione di Gaetano Manfredi, rettore dell’Università Federico II di Napoli).
Così l’autore in un estratto dal libro: “Da qui vorrei cominciare, dal guardarci in faccia, dall’abbassare le luci della ribalta mediatica e guardare avanti.
Chi non si guarda, con sincerità, allo specchio, non può guardare avanti. Chi non ammette i propri errori, i suoi vizi, chi non ha il coraggio “di non farlo più”, chi non considera la radiografia spietata delle “caste”, dei messaggi subliminali che ci coinvolgono, non costruisce il suo bene personale, la sua risalita, “il bene comune”.
E la decadenza di un Paese democratico si misura dall’incapacità della sua classe dirigente di vedere i propri errori, riconoscere i propri limiti, discuterli e magari correggerli. Ma la classe dirigente, o “la casta”, non è fatta solo dai politici, ma anche dai grandi ordini professionali, dai dirigenti pubblici e privati, dai magistrati, avvocati, giornalisti, pubblicitari, dal mondo delle curie ecclesiastiche, dai baroni delle Università…”.