Castel Volturno – Grazie al tempestivo intervento degli agenti della polizia, l’incubo in cui era piombato F.R., 25enne brasiliano, partito dal paese sudamericano convinto di giungere in Italia e trascorrere una piacevole vacanza è finito. Il giovane era caduto nelle maglie di un’organizzazione transnazionale che gestisce il fiorente mercato della prostituzione.
L’operazione è partita dalla comunicazione giunta nella mattinata di luendì al commissariato di di Castel Volturno dal Consolato del Brasile che segnalava la presenza di un cittadino brasiliano tenuto sotto sequestro all’interno di un’abitazione di via Leoncavallo. Immediatamente gli agenti hanno attivato le ricerche nella zona e, dopo vari tentativi con controlli in diverse abitazioni, al civico 21 di via Leoncavallo veniva individuata la “prigione”.
Lo spettacolo che si presentava, fatta eccezione per la felicità che si vedeva impressa sul volto del malcapitato, era di assoluto degrado e tipico delle abitazioni occupate da prostitute o transessuali utilizzate, chiaramente, anche come alcove dove consumare i loro rapporti coi loro clienti.
Gli agenti sul posto identificavano quattro transessuali tutti di nazionalità brasiliana: Malaquias Souza Chieti Andre Luiz, 32enne, conosciuta come “Jacqueline”; Fernandes Souza Da Silva Rodrigo, 21enne, conosciuta come “Renata”; Lemos De Jusus Francisco Carlos, 29enne, detto “Jiselle”; Castro Nogueira Almir, 28enne, detto “Mel”, quest’ultima già conosciuta agli uomini del commissariato perché coinvolta in un attività di polizia giudiziaria dello scorso mese di agosto insieme ad altri transessuali brasiliani tra cui Barbosa Cruz, ritrovato cadavere in via Mezzagni pochi mesi fa.
Una volta giunto in commissariato, F.R., ormai libero dalla prigionia, e coadiuvato da un interprete, rendeva le sue raccapriccianti dichiarazioni. Tutto è iniziato sul social network più famoso al mondo, “Facebook”, dove conosce un amico, o per meglio dire un sedicente tale, che dopo mesi di conversazioni lo convince a raggiungerlo in Italia per trascorrere una vacanza. Giunto a Milano, invece del suo amico, trova Jacqueline che dice che lo condurrà a Napoli dove ad attenderlo c’è il suo amico.
Nulla fa insospettire il giovane malcapitato neanche il fatto che Jacqueline è transessuale. Una volta giunto a Napoli o per meglio dire in Castel Volturno, Jacqueline getta la maschera e mostra il suo vero volto ovvero quello di una vera e propria “madame” (così le prostitute nigeriane chiamano le loro padrone che le comprano per farle prostituire), della sua aguzzina che gli prospetta, immediatamente, cosa dovrà fare se vuole riottenere il suo passaporto e quindi la sua libertà, “semplice” dovrà prostituirsi e guadagnarsi 12mila euro che gli deve versare.
F.R., quindi, solo allora si rende conto dell’infame destino cui ignaro è andato incontro. Non ha nessuna intenzione di prostituirsi. Il racconto del ragazzo è crudo, puntuale. Racconta delle percosse subite da parte di Jacqueline, i tentativi di violenza sessuale che è costretto a subire e di come tutti gli altri transessuali lo controllano, non lo lasciano mai, chiudono la porta d’ingresso in ferro a chiave per impedirgli di scappare. Oltre alle violenze fisiche, ai tentativi di violenza sessuale, la giovane vittima viene sottoposta, è costretto forse alla più dura di tutte “non provare neanche a scappare. Fuori ci sono i nostri amici che se ti trovano ti ammazzano”.
Ma F.R., nonostante fosse controllato riesce, utilizzando un computer presente nella “casa-prigione”, a lanciare il suo grido d’aiuto ad un suo amico. E’ riuscito a leggere un indirizzo su una bolletta della luce che memorizza. Lo da al suo amico che mette in moto il meccanismo, allertando le autorità diplomatiche italiane che, nella mattinata di ieri, hanno avvertito il Commissariato di Pubblica Sicurezza di Castel Volturno.
Le attività degli agenti del Commissariato consentono, inoltre, di accertare come Jacqueline è coinvolto in altre indagini che riguardano sempre l’induzione e lo sfruttamento della prostituzione.
All’interno dell’abitazione è stato trovato una sorta di “libro mastro” dove Jacqueline teneva annotate nomi e somme ricevute dai transessuali che si prostituiscono nella zona comprese quelle versate da “Renata”, “Jiselle” e “Mel” che, come denunciato dalla vittima, quando non “lavoravano” e stavano in casa si trasformavano nei suoi aguzzini.
Tenuto conto di quanto denunciato dalla vittima e dai riscontri accertati, gli agenti della Polizia di Stato traevano in arresto i quattro trans con l’accusa di sequestro di persona e violenza sessuale, conducendoli in carcere.