Barcone alla deriva da tre giorni: a bordo 350 migranti

di Stefania Arpaia

Bangkok – E’ alla deriva da tre giorni un barcone con a bordo oltre 350 migranti in fuga dalla Birmania. La notizia è stata data da Chris Lewa, responsabile dell’Arakan Project, un’associazione che monitora le condizioni della minoranza musulmana discriminata in Birmania.

Il responsabile ha denunciato la fuga dei migranti e il loro abbandono al largo della Thailandia senza carburante, né cibo né acqua.

“Hanno chiesto di essere salvati urgentemente”, ha detto Lewa dopo essere riuscita a mettersi in contatto con uno dei migranti. A bordo ci sarebbero oltre 50 donne.

Al momento il barcone sarebbe al largo del sud della Thailandia vicino alla Malesia.

Previsto per il prossimo 29 maggio un summit regionale in Thailandia per affrontare “l’aumento senza precedenti dell’immigrazione irregolare”. “Il vertice speciale rappresenta un invito urgente alla regione a lavorare insieme”, si legge in una nota del ministro degli Esteri.

Nelle ultime 48 ore, infatti, circa 2mila migranti sono approdati sulle coste malesi e indonesiane. Si tratterebbe perlopiù di Rohingya, minoranza musulmana conosciuta come “il popolo meno voluto al mondo”. Secondo Amnesty International si tratta di “una delle minoranze più perseguitate al mondo”: una legge sulla concessione della cittadinanza del 1982, stabilisce che i Rohingya non possono prendere la cittadinanza birmana, non possono viaggiare senza un permesso ufficiale, possedere terreni e sono tenuti a firmare un impegno a non avere più di due figli.

E’ una popolazione continuamente sottomessa e costretta a soffrire violazioni dei diritti umani da parte della dittatura militare birmana dal 1978. E’ per questo che molti tentano la fuga, spesso nel vicino Bangladesh.

“E’ necessario uno sforzo regionale. Non abbiamo la capacità di cercarli, ma i governi hanno navi e satelliti – ha detto un portavoce dell’Oim, l’organizzazione internazionale per le migrazioni, appellandosi ai governi del sud-est asiatico – Se questi migranti non saranno trovati rapidamente, potrebbero trovarsi presto in pessime condizioni e persino morti”.

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