Benitez dà l’addio al Napoli: “Il mio ciclo finisce qui”

di Redazione

Napoli – “Ringrazio il presidente ma il mio ciclo finisce qui”. Rafa Benitez dice quindi addio al Napoli nel corso della conferenza stampa con il presidente Aurelio De Laurentiis a Castel Volturno.

“Come tutti sapete – ha spiegato il tecnico spagnolo – io avevo due anni di contratto, che termina proprio dopo la partita con la Lazio. Voglio finire bene con la vittoria di domenica. Si, è una conferenza stampa d’addio, ma vogliamo farlo al meglio lasciando un bel ricordo con la qualificazione in Champions, lì dove merita. È sempre triste lasciare un posto dove la gente ti tratta bene sin dall’inizio, così è stato a Napoli. Ho fiducia che sarà così. E’ sempre triste lasciare un posto dove sono stato trattato bene. Ma sono stato due anni lontano dalla mia famiglia. Ho provato a convincere mia moglie, ma non è stato facile. Così ho detto tutto ad Aurelio. E’ stata un’esperienza di crescita in questi due anni, ma la famiglia è sempre più importante di tutto. Abbiamo vinto due trofei, uno contro la Juve. Fare due semifinali ed essere fuori per qualche gol irregolare non è da poco. Possiamo ancora lottare per il terzo posto: mi sembra un bilancio molto positivo. In Spagna si dice che i tori si vedono sempre meglio dalla barriera. Siamo arrivati in fondo a tre competizione con una squadra che è andata dai 14 ai 18 giocatori. La base per far meglio in futuro c’è”.

De Laurentiis non ha nascosto l’amarezza: “Lo scorso anno avevo già capito che sarebbe stata l’ultima stagione di Benitez al Napoli. Il contratto prevedeva due anni e l’opzione per il terzo, ma ormai mi sono fatto una ragione di questa scelta e gli auguro ogni fortuna”.

Il patron azzurro poi ha parlato del futuro del club: “Rifondare è un verbo che non è adeguato. Continuo a seminare. Non è detto che per internazionalizzare si debba vincere lo scudetto. Ho sbagliato a parlare di vittoria del titolo quest’anno. Ho disatteso le promesse. Per il sesto anno consecutivo siamo l’unica squadra italiana in Europa. Quest’anno perderò una ventina di milioni, non abbiamo il fatturato di Juve, Milan o Borussia. Il 31 maggio presento in Comune il progetto di fattibilità per il nuovo stadio che si può realizzare il 16-18 mesi. Voglio costruire un centro per la ‘cantera’ sulla base dei grossi club europei. I primi 10 anni sono stati di costruzione: qui però gli amministratori politici non sempre ci hanno aiutato. Non dimentichiamo che nei primi anni ci siamo trovati tra monnezza e terra dei fuochi. Chissà, forse altrove avrei già vinto una Champions o un titolo. Nel ranking siamo davanti a Siviglia, Inter, Liverpool. Quando sono arrivato vedevo i bambini giocare con le maglie della Juve o del Milan. Ho visto giornalisti che tifavano Juve o altri club e che ci remavano contro. E ci remano contro. Ma abbiamo le spalle forti. Essere napoletani è una condizione dello spirito. Speriamo che questo periodo di inquisizione spagnola a Napoli sia finito. Fino al 1859 questo era il regno più ricco d’Italia, poi arrivò quel gran parac… del conte Camillo Benso di Cavour e rubò tutto. Sono stato contento di aver avuto qui il ‘cavaliere’ ispanico Benitez che ha creato un clima molto disteso. Il calcio? E’ dominato da signori del passato che non sanno innovare. Platini si comporta come un monarca, non si è reso conto che con l’Isis i modelli di sicurezza negli stadi devono cambiare. Cosa mi ha diviso da Benitez? L’amore per il mare, a lui non piace e a me sì”.

Intanto, si va verso il tutto esaurito al San Paolo, con 25mila biglietti venduti in poco più di 24 ore, e probabile nuovo record d’incasso.

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