Roma – “Ho ringraziato il Santo Padre per il prezioso contributo al disgelo tra Stati Uniti e Cuba”. Raul Castro ha incontrato Papa Francesco in Vaticano: un colloquio di 55 minuti per esprimere la propria riconoscenza a quello che è stato uno degli attori fondamentali della svolta degli scorsi mesi. “Se il Papa continua a parlare così”, ha detto, “ricomincerò a pregare e tornerò alla Chiesa cattolica”.
A settembre prossimo Bergoglio visiterà l’isola, ma il leader ha voluto vedere il pontefice dopo che gli Usa hanno deciso di interrompere l’embargo e dopo che Barack Obama ha proposto di togliere il Paese dalla lista degli “Stati terroristi”. Il Pontefice si era impegnato direttamente nella mediazione tra i due presidenti e, tra le altre cose, aveva inviato una lettera in cui chiedeva di far ripartire il dialogo.
Dopo la tappa in Vaticano, il leader cubano è arrivato a palazzo Chigi e ha avuto un colloquio privato con Matteo Renzi. “La sfida”, ha detto il presidente del Consiglio italiano, “è quella di creare un mondo più giusto”.
Durante il colloquio di 55 minuti, il Papa e Raul Castro si sono confrontati sulla situazione diplomatica tra gli Stati Uniti e Cuba, ma non solo. Il presidente cubano ha detto di essere rimasto molto colpito dalla “saggezza e dalla modestia” di Bergoglio. E ha aggiunto che, quando andrà a Cuba a settembre prossimo, andrà “a tutte le sue messe”. “Io leggo tutti i discorsi del Pontefice e ho detto a Renzi che se continua a parlare così io ricomincerò a pregare e tornerò alla Chiesa cattolica. Lo dico sul serio”. Castro ha poi sottolineato di essere “comunista”, ma ha ricordato di aver studiato dai gesuiti.
Non è la prima volta che Raul Castro viene in visita a Roma. Era già passato per la Capitale il 4 dicembre 1997, quando era ministro della Difesa. La sua visita ha preceduto quella che avrebbe compiuto Giovanni Paolo II a Cuba a gennaio dell’anno successivo. Anche il fratello Fidel nel 1996 visitò Roma, in occasione di un vertice sull’alimentazione alla Fao e, anche lui, incontrò il Papa. Raul ha donato a papa Francesco una medaglia commemorativa dei 200 anni della cattedrale dell’Avana e un quadro dell’artista cubano Kacho, raffigurante una croce realizzata con barconi, con una persona inginocchiata a pregare: il quadro è ispirato al viaggio fatto nel luglio 2013 dal Papa a Lampedusa. Bergoglio invece, ha donato a Castro il medaglione di San Martino che porge al povero un mantello.
Castro dopo la visita in Vaticano si è spostato a Palazzo Chigi e dove ha parlato per circa un’ora con Matteo Renzi. Al termine del colloquio c’è stata una conferenza stampa congiunta dei due leader. “Come ho detto al mio discorso al vertice delle Americhe a Panama”, ha detto il presidente cubano, “noi non avremmo mai dovuto far parte di questa lista di Paesi terroristi degli Stati Uniti. Forse il 28 maggio, dopo i giorni necessari al Congresso per rispondere al presidente, finalmente il Senato Usa ci toglierà dalla famosa lista. Noi veniamo accusati di non rispettare i diritti umani. Ma chi li rispetta nel mondo? Da noi la salute è un diritto per tutti come l’istruzione. Noi riconosciamo di aver compiuto degli errori, ma i diritti umaninon devono essere strumentalizzati per mala-politica”.
E poi ha aggiunto, rivolgendosi a Renzi: “L’Italia svolge attualmente un ruolo molto importante nel negoziato di Cuba con l’Ue e speriamo che si concluda entro fine anno. I rapporti fra Italia e Cuba sono perfetti”. Renzi ha accolto il leader e ha detto di sostenere gli sforzi diplomatici di avvicinamento: “La sfida più bella dipende dalla capacità di creare un mondo più giusto, che combatta la povertà, gli squilibri e le ingiustizie. Italia e Cuba possono esserne protagonisti”.