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Caserta – Le notizie sempre più insistenti dell’arrivo di centinaia, forse migliaia di migranti da accogliere in città e le numerose sollecitazioni ad intervenire che mi pervengono dai cittadini casertani mi induce a rappresentare compiutamente il mio pensiero che – sia chiaro a tutti prima di ogni cosa – avrei anche in ogni possibile e analoga circostanza, se pure ad esempio essa fosse originata in Campania dall’emergenza Vesuvio.
Se ne accorgano enti e istituzioni, a partire dalla prefettura, che non deve essere un semplice “passacarte” del ministero dell’Interno e esecutrice di volontà superiori dello Stato, come se fossero “divine”.
Caserta, nel suo centro abitato principale o nelle sue periferie, che poi costituiscono ormai da decenni centri assai popolati con uguali conformazioni ed esigenze del centro storico, non può accogliere queste persone. Ne deriverebbero immediati e gravissimi danni alla qualità della vita dei cittadini e delle stesse persone accolte. Ancor più grave, ad esempio, se ciò avvenisse nell’ex caserma Barducci a ridosso di via Ferrarecce, o in un albergo.
Non voglio ora e qui entrare nel merito di un’assai criticabile iniziativa nazionale, che peraltro condiziona le persone ospitate ad una condizione di vita ai margini del complesso sociale delle comunità, senza alcuna offerta formativa e lavorativa che in qualche modo li integri nelle città.
Riguardo poi alla loro nazionalità e alla loro provenienza, Caserta e la sua provincia (dal capoluogo al litorale) sono già emblematica e triste testimonianza di come sia miseramente fallito lo storico modello di sostegno che una certa parte della politica e anche della Chiesa hanno sostenuto. Gli extracomunitari ribadiscono e ampliano, se non integrati nel tessuto sociale ed economico dei territori, le forme di illegalità e di criminalità che già costituiscono il business delle camorre (tra prostituzione, droga, illegalità di ogni genere).
Se qualcuno non ne fosse ancora convinto, lo chieda ai rappresentanti istituzionali della comunità senegalese che hanno sempre collaborato con l’amministrazione comunale per garantire che i loro connazionali rispettassero quanto più possibile le norme e le leggi che devono essere il fondamento ideale di una comunità.
Si ragioni, quindi, senza steccati ideologici o il paravento della facile accusa di razzismo, su questa incontrovertibile verità. Per non affermare oggi in maniera automatica il rispetto degli esseri umani, cui tutti teniamo e dobbiamo ispirarci, senza pensare alle urgenze e alle esigenze della nostra comunità. Caserta – lo ribadisco – non può ospitare i migranti, a centinaia o migliaia. Non si lasci che a parlare, a fatti avvenuti, siano i peggiori istinti dei cittadini, già ogni giorno afflitti da gravi problematiche.
Enti e istituzioni deputate a questa iniziativa non imbocchino facili scorciatoie per girare, domani, la testa dall’altra parte di fronte al caos che ne deriverà.
Non vorrei, infine, che Caserta, già luogo dell’assenza di un’istituzione democraticamente eletta, diventi “sacca di compensazione” ai danni di un territorio che ha compiuto molti sforzi di accoglienza e di integrazione ma oggi è invaso da soggetti che delinquono o sono ambulanti abusivi per vocazione, in maniera cosciente indirizzati a commercializzare oggetti contraffatti e quindi ad essere protagonisti di un’illegalità diffusa.
Pio Del Gaudio, già sindaco di Caserta