Pontelatone – L’ennesima protesta inscenata dagli extracomunitari nella mattinata di ieri in località Salomoni del Comune di Pontelatone, con tanto di blocco stradale, il quarto in altrettante manifestazioni, impone una seria riflessione sulla permanenza di centinaia di immigrati presso il centro di accoglienza “Le Campole”, sulle conseguenze che da essa ne derivano tanto per il territorio quanto per i cittadini, e sul problema dell’ordine pubblico che, con il passare dei giorni e a causa di atteggiamenti inqualificabili tenuti da un gruppo di rifugiati, sta diventando una bomba ad orologeria destinata ad esplodere da un momento all’altro.
Finora, nei precedenti tre sit-in, mai nessun atto di violenza era stato perpetrato dagli extracomunitari, ma alla luce di quanto accaduto nella mattinata di ieri, purtroppo, ci troviamo a fare i conti anche con aggressioni a cittadini e forze dell’ordine, con l’utilizzo di pietre, mazze e bastoni, con danneggiamenti alle auto e ai mezzi condotti da persone perbene che abitano la mia comunità come quelle limitrofe di Liberi e Formicola, il tutto da parte di immigrati che saltano addirittura sui cofani delle vetture o che usano pale e bastoni per ferire cittadini che chiedono il rispetto delle regole per poter esercitare il proprio sacrosanto diritto di andare al mattino a lavorare.
Perché di questo si tratta, di rispetto delle più elementari regole di un paese civile che si rispetti, quale vuole essere l’Italia, dove i residenti di Pontelatone come dei comuni vicini, non devono essere considerati cittadini di serie B nè possono sentirsi prigionieri in casa loro.
Le responsabilità di tutto questo sono facilmente individuabili, da un lato, in un gruppo di immigrati facinorosi ai quali è consentito di tutto e di più, perfino di usare violenza e di arrecare danno ad una comunità, in primis quella di Treglia, che li ha accolti in maniera civile e democratica sin dal primo momento; dall’altro, perché sarebbe troppo facile prendersela solo con chi già versa in condizioni difficili, nello Stato Italiano che, una volta allocati questi extracomunitari sul nostro territorio, ha rinunciato ad esercitare il proprio dovere di controllo e di vigilanza e a trovare una soluzione definitiva ad una emergenza che da straordinaria non consentiremo che si trasformi in ordinaria.
Personalmente sono impegnato da anni in opere umanitarie in contesti difficili del Terzo Mondo, per cui non posso certo tacciato di essere razzista, ma il mio intervento nasce dalla necessità di tutelare in primis la serenità e la sicurezza dei cittadini di Treglia e Pontelatone che non possono essere aggrediti in casa loro.
Alle persone e ai Carabinieri vittime di tali atti di violenza gratuita ed ingiustificata va tutta la solidarietà mia personale e dell’Amministrazione che rappresento.
Lasciare soli comuni e presidi locali delle forze dell’ordine è da irresponsabili, le popolazioni sono ai limiti della sopportazione perché serpeggia un diffuso sentimento di timore misto ad impotenza rispetto ai soprusi subiti, una situazione che si fa sempre di più incandescente e che rischia di diventare ingovernabile con le sole e limitate forze a nostra disposizione.
L’assenza dello Stato, poi, fa il paio con la latitanza dei vari livelli istituzionali sovracomunali, dalla Regione alla Provincia, i cui rappresentanti si caratterizzano per un silenzio assordante come se il Monte Maggiore non facesse parte della Campania e di Terra di Lavoro.
Chiedo alle Istituzioni preposte di far rispettare le regole, di fornire risposte concrete e rapide e di attivare tutte le misure necessarie a scongiurare il verificarsi di conseguenze peggiori sotto il profilo dell’ordine pubblico.
Antonio Carusone – sindaco di Pontelatone