Regionali, Di Lauro “striglia” il Pd e i “delusi”

di Redazione

Trentola Ducenta – Il responsabile locale, dell’associazione politico-culturale “Socialisti e Democratici” di Terra di Lavoro, Raffaele Di Lauro, rappresentante all’interno del Pd trentolese della componente socialista del rieletto consigliere regionale Gennaro Oliviero, oltre ad esprimere grande soddisfazione per l’affermazione della sua componente, fa un’analisi generale del voto delle ultime regionali in Campania.

Riceviamo e pubblichiamo:

Al di là della cattiva abitudine di salire tutti sul carro del vincitore ogni qualvolta che finisce una competizione politica, ci sono due dati importanti da considerare. Primo, il dato numerico; l’altro, il dato politico, legati entrambi ad una forte astensione e ad una troppa ‘superficialità’ di lettura dei dati stessi. Una negativa superficialità di comportamento, presente all’interno dei partiti e nel Consiglio comunale, dovuta a chi ci rappresenta nei ruoli più o meno istituzionali falsificano la realtà politica delle cose o quanto meno la travisa, per la ‘scioltezza’ nel passare da ‘destra a manca’. Nonostante il centrosinistra abbia vinto in Regione ed abbia perso in Provincia di Caserta, il puro conteggio dei dati politici a Trentola Ducenta vede primo ‘Caldoro Presidente’ con il 46,36%, poi il centrosinistra con De Luca al 36,44% ed infine la Ciarambino del Movimento 5 Stelle con il 16,33%.

Per quanto riguarda il Pd, nei “mille” voti, attribuiti alla locale sezione, sono compresi anche quelli dei compagni socialisti aderenti o meno al Pd che hanno votato Oliviero, voti che il segretario cittadino, avvocato Paolo Bottigliero, ha dimenticato di nominare, ed essendo che lo stesso Oliviero è stato il primo eletto, influendo in modo determinante nel conteggio, non vedo questo ‘equilibrio’ e questa ‘positività’ di cui parla l’attuale segretario Pd, se non altro per il valore aggiunto della nuova componente che lui nemmeno ha menzionato.

E’ noto che, la matematica non è un’opinione, quindi si evince chiaramente, con tutto l’ottimismo possibile, che il dato politico è negativo se messo a confronto con i risultati passati del Pd, dove tale componente aggiunta correva da sola, esprimendo, anche l’altra volta, l’elezione a consigliere regionale dello stesso Oliviero più o meno con gli stessi voti di partito.

Se proprio si vogliono fare analisi del voto, esse vanno fatte senza bleffare, perché il voto è una cosa seria e o si legge correttamente o non lo si analizza affatto, anche per non farci dire che nemmeno i conti sappiamo fare.

Al di fuori del Pd ho letto con amarezza alcune affermazioni poco edificanti, ma molto eloquenti, nemmeno tanto politiche, di rappresentanti di partito della maggioranza, qualcuno anche di opposizione, che mortificano la politica in quanto si dice, per loro stessa ammissione, di essere rimasti delusi, ‘soli ed abbandonati’, per cui si minacciano ritorsioni e che da ora in avanti saranno più vigili, più attenti come se la politica fosse un affare personale.

Dunque, quando l’affare è positivo, si può pure far finta di niente ed essere ciechi e sordi, come le famose ‘scimmiette cinesi’, ma se la cosa è ‘venuta meno’ si inizia a fare sul serio e si riesce a trovare più tempo e più criticità facendosi ritornare la vista come per miracolo.

Certe gravissime dichiarazioni o si fanno citando nomi e cognomi, basati poi su fatti reali, senza buttare il tutto nell’interpretazione generica dei cittadini, o si ha la bontà di restare in silenzio. Saranno anche dichiarazioni dettate dalla rabbia, ma una cosa è la fase iniziale della trincea fatta di tattiche per vincere la battaglia elettorale, e si può giustificare anche ‘l’agire machiavellico’, un’altra cosa è il verdetto finale che viene emanato dai cittadini dopo aver votato liberamente. Si dovrebbe avere la maturità di accettare qualunque verdetto, positivo o negativo che sia, senza ma e senza se, perché questa è la volontà democratica degli stessi elettori.

Il ‘dopo elezioni’ diventa ‘la bilancia per pesare la capacità di fare politica’ e di ricoprire i ‘ruoli’, prima di tutto attraverso l’autocritica, all’interno delle sezioni di appartenenza e poi fuori da esse con la capacità di fare ‘analisi vere’, legate al ‘bene comune’, mettendo da parte i tornaconti personali.

Questi signori sono in grado poi di rappresentare qualcuno, se non se stessi? Sono all’altezza di parlare di vera e pura politica? Sembra proprio di no.

Parlando di analisi con più competenza, volendone evidenziare i dati più importanti che ne emergono, viene fuori che prima di tutto ha perso la politica, poi hanno perso anche i cittadini. Hanno perso per il loro ‘silenzio’, per la loro ‘omertà’, per non avere saputo approfittare ancora una volta della possibilità di poter esprime una propria opinione quanto meno per assumersi anche delle responsabilità oggettive.

Gramsci, gente simile, gli attribuiva l’infamante aggettivo di “indifferenti”, quelli che non scelgono, che non si esprimono, che preferiscono andarsene a mare o vedere la partita di pallone, i peggiori nemici del ‘bene comune’ ed i migliori amici di quei mali di cui si lamentano sempre e che dicono, a chiacchiere di volere abolire.

Certamente la ‘disaffezione alla politica’ è ben motivata anche per le ‘pochezze degli uomini’ che la rappresentano. ‘Uomini’ che non sanno dare più risposte positive ai bisogni morali e materiali dei propri concittadini. Ma ciò non giustifica il comportamento da ‘ignavi’ di quelli senza ‘infamia e senza lode’.

Speriamo solo che il futuro non sia più determinato né da questi ultimi né da chi non sa fare nemmeno i conti, né da chi, pur facendoli, fa analisi politiche sciapite, piene di vendette annunciate per proprio tornaconto, anche per nascondere i propri fallimenti e gli obiettivi non raggiunti per la cattiva gestione.

Chi perde deve avere quantomeno la bontà e la serietà di dimettersi, per fare spazio alla capacità ed all’esperienza, anche nella visione mentale del rinnovamento, dove l’anagrafe non è l’elemento essenziale e trainante. Rinnovare significa avere la visione di quell’Oltre, di cui molti ne parlano ma pochi sanno realmente cosa sia. 

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