Maddaloni – “Di fronte all’evidenza dei fatti sorge spontaneo domandarsi perché il Ministero e le Ferrovie Italiane si ostinano a voler attuare un progetto tanto dispendioso e di tale impatto negativo sul territorio, tanto da essere anche ricusato dal Cipe con delibera del 27.07.2013, ignorando un’ipotesi di progetto di minore impatto ambientale e con un costo decisamente inferiore”. Lo afferma il sindaco di Maddaloni, Rosa de Lucia.
“Insieme alla Giunta e al Consiglio Comunale – dichiara il primo cittadino – richiamerò l’attenzione dell’opinione pubblica convocando un convegno, previsto nei primi dieci giorni di luglio, al fine di denunciare il tutto e per bloccare questo scempio; saranno con noi, in tale convegno, anche le Consulte dell’Ambiente, della Cultura e il Forum dei Giovani. Il nostro non è un diniego a prescindere. Abbiamo fornito al Governo e a Ferrovie Italiane una valida alternativa tecnica per evitare lo shunt consistente nell’interramento e nello sfruttamento della parte di strada ferrata mai elettrificata attraverso un ‘baffo’ che dovrebbe passare per Gricignano d’Aversa. Tale possibilità è stata presentata al sottosegretario ai trasporti e ai vertici di Ferrovie Italiane che, in verità, avevano garantito l’accoglimento delle nostre richieste e una successiva convocazione che, in realtà, non è mai avvenuta nonostante i numerosi solleciti scritti inoltrati anche al nuovo ministro Delrio”.
“Ritengo – prosegue de Lucia – che questa amministrazione, comprese le opposizioni che nei momenti importanti sono sempre state collaborative, abbia assunto un atteggiamento di grande responsabilità opponendosi con forza a due colossi, uno istituzionale ed uno industriale per difendere il territorio e, in modo particolare, un sito archeologico, a breve dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco, che sarebbe oltremodo mortificato”.
“Non possiamo accettare più un governo che chiede sacrifici ai comuni con tagli indiscriminati – conclude de Lucia – e un’Italia degli sprechi e dei progetti incompiuti. Riteniamo di aver presentato un progetto completo e di aver valutato compiutamente i pro e i contro: da una parte nessun abbattimento, nessun esproprio, 550mila metri quadri di territorio non intaccato, tutela del patrimonio archeologico e, soprattutto, un risparmio di soldi pubblici quantificabile in circa 300 milioni di euro e il rispetto del cronoprogramma già previsto. Dall’altra l’abbattimento di circa 20 edifici privati e del Foro Boario, espropri di terreni ubicati nell’attuale zona industriale, smembramento e occlusione del parco archeologico di Calatia, interruzione di numerose strade cittadine occupate da sovrappassi e sottopassi e uno spreco incalcolabile di risorse pubbliche e, pertanto, pagate dai cittadini”.