Roma – Erano in centomila, facenti parte dell’Agesci (associazione delle guide e degli scout cattolici), stamattina per il papa in piazza San Pietro. Gli scout sono arrivati da tutta Italia con oltre 700 pullman. 1400 hanno raggiunto il Vaticano con l’aereo e 11.500 in treno. Alle 11.30, ora ufficiale dell’udienza, la piazza era gremita di gente. Su via della Conciliazione erano stati posizionati ben tre maxischermi.
Riguardo all’incontro, Bergoglio aveva così twittato: “Oggi la Chiesa è Chiesa di martiri: tanti testimoni eroici. Impariamo dal loro coraggio”, mentre il presidente dell’Agesci nazionale, Matteo Spanò, aveva commentato: “Questa udienza per noi è il punto finale di un pellegrinaggio e di una riflessione sui temi cari al Santo Padre, quelli della speranza e del coraggio di essere cristiani”.
Al passaggio della Papamobile, i ragazzi non sono restati con le mani in mano. Sono spuntati migliaia di cellulari e tablet per foto, video e, soprattutto, selfie.
La generazione della tecnologia si avvicina anche in questo modo alla religione. “Siete una parte preziosa della Chiesa”, li ha salutati così Francesco. Il Papa ha poi aggiunto: “Associazioni come la vostra sono una ricchezza della Chiesa che lo Spirito Santo suscita per evangelizzare tutti gli ambienti e settori. Sono certo che l’Agesci può apportare nella Chiesa un nuovo fervore evangelizzatore e una nuova capacità di dialogo con la società. […]Spiritualità e fede sono fondamentali per la crescita equilibrata e completa della persona umana. Nel panorama delle associazioni scout a livello mondiale, l’Agesci è tra quelle che investono di più nel campo della spiritualità e dell’educazione alla fede. Ma c’è ancora tanto da lavorare, perché tutte le comunità-capi ne comprendano l’importanza e ne traggano le conseguenze”.
In divisa da scout, in piazza, c’erano anche alcuni malati. Francesco ha cercato di abbracciarne la maggior parte e si è chinato verso coloro che erano seduti sulle carrozzine. Dopo averli benedetti, non è mancato un selfie con un bambino reso calvo a causa delle terapie.
Bizzarra è stata, in quest’occasione, la storia di monsignor Paolo Giulietti (ausiliare di Perugia da qualche mese e, in passato, responsabile nazionale del Servizio Pastorale Giovanile della Cei) non riconosciuto e, quindi, allontanato perché vestito da scout. È toccato all’arcivescovo di Cagliari, monsignor Arrigo Miglio, “garantire” per lui perché potesse avvicinarsi al Santo Padre. Quest’ultimo lo ha accolto in modo caloroso e divertito.