Roma – “Impasse giuridica inedita”. Il presidente dell’Anticorruzione, Raffaele Cantone, così definisce il caso De Luca e degli “impresentabili”. Il neo governatore della Regione Campania, condannato in primo grado a gennaio 2015 per abuso d’ufficio, per la legge Severino dovrà infatti essere sospeso. L’incognita, però, è ora rappresentata dal metodo. Basta la nomina a presidente della giunta regionale per far partire la sospensione oppure è necessario che l’ex sindaco di Salerno abbia assunto regolarmente le sue funzioni e quindi abbia già nominato una giunta?
Proprio su questo si gioca il futuro del neo eletto consiglio regionale campano. “Se si sospendesse subito, senza consentire ai consiglieri eletti di insediarsi e al consiglio di funzionare anche in rapporto alla giunta, bisognerebbe dichiarare lo scioglimento del consiglio per impossibilità di funzionamento”, spiega Cantone intervistato da “Repubblica”. Così la sospensione prevista dalla legge Severino per i casi di condanna non passata in giudicato, come nel caso De Luca dove si è di fronte solo alla sentenza di primo grado, si trasformerebbe in una decadenza, prevista invece solo per le condanne definitive.
Una questione tecnico-giuridica che rischia, sostiene Cantone, di essere “letta con una chiave politica o di strumentalizzazione. Credo – aggiunge il presidente dell’Anac – che il presidente del Consiglio debba fare appello a tutto il meglio dell’avvocatura dello Stato e dei giuristi italiani. Senza pressioni perché la soluzione che si trova oggi farà giurisprudenza”.
E sulla cosiddetta “lista degli impresentabili”, per Cantone, dalla commissione presieduta da Rosy Bindi è stato fatto “un grave passo falso, un errore istituzionale”. “E’ fuorviante e rischiosa la logica di ‘istituzionalizzare’ gli impresentabili”, sottolinea Cantone, secondo cui la “black list” rischia di dare “un bollino blu” agli altri candidati, mentre è più grave che un politico “si accompagni costantemente a persone dell’area grigia o a pregiudicati, rispetto al fatto di essere rinviati a giudizio per un abuso qualunque”.
Intanto, la presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi, querelata da De Luca per diffamazione, risponde alle accuse mossegli soprattutto dagli esponenti del Partito Democratico dopo la pubblicazione della lista: “Chiedo le scuse al mio partito, ritengo di aver diritto ad un risarcimento”, ha detto. “Ho combattuto molte battaglie, ma sempre a viso aperto. Su De Luca ha sbagliato il mio partito a reagire in quel modo”. “Chiedo le scuse da parte del Pd – ha proseguito – perché non si può arrivare a diffamare così una persona che sta svolgendo il proprio ruolo istituzionale. La linea sarebbe dovuta essere quella di difendere De Luca, non di delegittimare il lavoro della Commissione Antimafia. Sono molti anni che servo questo Paese e le mie battaglie le ho sempre fatte a viso aperto”.
E su De Luca commenta: “Faccio tanti auguri a De Luca. Il fatto che i campani lo abbiano votato vuol dire che hanno valutato le sue capacità di sindaco e sanno che sarà un bravo presidente di Regione”. Poi sottolinea: “Non può querelarmi, non lo farà”.