Cellole (Caserta) – Lo ha ammazzato, poi lo ha fatto a pezzi e ne ha nascosto i resti in alcuni bidoni. Per quattro anni di suo fratello non si è saputo più nulla, tanto che sua madre si è affidata anche a trasmissioni televisive per lanciare appelli sperando che fosse ancora vivo.
Nel 2014, però, i resti della vittima furono ritrovati e la procura avanzò una tesi che, inizialmente, sembrò assurda e scioccante.
Tesi che da ieri è sentenza di primo grado perché la morte di Rosario Orefice è stata ascritta a suo fratello maggiore, Luigi.
La corte d’Assise di Firenze, presieduta da Ettore Nicotra, ha condannato all’ergastolo l’imprenditore, unico imputato per la morte di Rosario.
I giudici di primo grado hanno emesso sentenza di colpevolezza con condanna al massimo della pena. L’imputato era in aula, in compagnia della moglie, e alla lettura del dispositivo ha reagito in maniera composta. Non andrà in carcere: aspetterà da uomo libero il processo in Appello.