“Anime nere” di Francesco Munzi è l’autentico dominatore della 59esima edizione del David di Donatello, il premio cinematografico nazionale più prestigioso assegnato annualmente dall’Accademia del Cinema italiano presieduta dal decano dei critici Gian Luigi Rondi.
Nella serata, tenutasi al Teatro Olimpico di Roma e presentata con il solito piglio ironico da Tullio Solenghi, il lungometraggio di Munzi ha, infatti, raccolto il ragguardevole bottino di ben nove statuette su sedici nomination. Oltre ai trofei per il film e la regia, il racconto di una cruenta faida familiare ambientato nell’inaccessibile e atavico entroterra calabrese si è visto consegnare anche quelli per il produttore, la fotografia, il montaggio, il fonico di presa diretta, la sceneggiatura, il musicista e la canzone.
A cinque riconoscimenti su quattordici candidature si è fermato il diretto concorrente “Il giovane favoloso” di Mario Martone. La storia della tormentata esistenza del genio poetico di Recanati Giacomo Leopardi ha prevalso nelle categorie di attore protagonista, il bravissimo Elio Germano, trucco, acconciatura, scenografia e costumi.
Due allori a testa per il malinconico “Mia madre” di Nanni Moretti, che ha portato le interpreti femminili Giulia Lazzarini (non protagonista) e Margherita Buy (protagonista) a stringere tra le mani l’ambita statuetta, e il comico “Noi e la Giulia” di Edoardo Leo, premiato per l’attore non protagonista, l’intramontabile Carlo Buccirosso, e con il David giovani, scelto da una giuria di seimila ragazzi e promosso dalla Bnl. In particolare, sia la Lazzarini sia Buccirosso hanno evidenziato una sincera commozione per il traguardo raggiunto, ringraziando i rispettivi mentori per questo successo inaspettato.
Un riconoscimento, infine, per “Il ragazzo invisibile” di Gabriele Salvatores (effetti digitali), “Se Dio vuole” di Eduardo Falcone (regista esordiente), “Belluscone, una storia siciliana” di Franco Maresco (documentario) e “Thriller” di Giuseppe Marco Albano (cortometraggio).
A Gabriele Muccino, alle prese con la sua ultima fatica americana “Fathers and Daughters” interpretata da Russell Crowe, è andato un David speciale, mentre un momento di emozione pura si è vissuto nel ricordare gli artisti scomparsi nell’ultimo anno a partire da Virna Lisi per terminare con Francesco Rosi. Grande entusiasmo ha accompagnato la consegna dei riconoscimenti alla migliore pellicola dell’Unione Europea (“La teoria del tutto” di James Marsh ) e straniera (“Birdman” di Alejandro G. Inarritu), ma non tanto per i pur meritevoli premiati dell’edizione 2015, quanto per l’ingresso sul palco del geniale Quentin Tarantino, che finalmente è passato a ritirare i David vinti un ventennio fa per il mitico “Pulp Fiction” e due anni orsono per l’altrettanto fantastico “Django Unchained”.
La consegna delle statuette al monumentale Quentin da parte di un timido e frastornato Ennio Morricone, l’indiscutibile maestro delle colonne sonore a livello planetario, che ha annunciato, a sorpresa, una collaborazione con Tarantino per la realizzazione del suo prossimo titolo.