Roma – Una delle principali modifiche al disegno di legge sulla “Buona Scuola” in discussione al Senato la prossima settimana riguarda il mandato dei dirigenti scolastici (ex presidi) che potranno restare in servizio nella stessa scuola per non più di due mandati corrispondenti a sei anni consecutivi.
Una scelta dettata dalle critiche sullo strapotere dei presidi che dovendo rimanere non più di sei anni nella stessa scuola, non avrebbero la possibilità di costruirsi un piccolo feudo di potere a vita nello stesso istituto. Resterà comunque a lui scegliere i docenti da assumere pescandoli però dall’albo territoriale.
L’altra modifica dovrebbe riguardare la valutazione di merito sui professori, che al momento il ddl assegna ad un comitato composto dal preside, collegio dei docenti, genitori e studenti. E’ uno dei punti più contestati della ‘Buona scuola’: non piace ai sindacati, che perdono potere di contrattazione; non piace ai docenti, che temono ritorsioni. L’idea è di correggere, istituendo lo stesso meccanismo di valutazione ma in via sperimentale e non permanente.
Per quanto riguarda le assunzioni dei precari non ci saranno modifiche. Resteranno fuori quelli di seconda e terza fascia in quanto le risorse disponibili non consentono cambiamenti. Con queste modifiche, secondo i piani del premier, il testo dovrebbe passare al Senato.
Secondo i calcoli di Renzi, la commissione dovrebbe licenziare il testo alla fine della prossima settimana. A partire dal 15 giugno se ne occuperà l’aula. Il ddl dovrà quindi tornare alla Camera per l’approvazione definitiva, entro la fine del mese. Ciò significa che la ‘Buona scuola’ vedrebbe la luce con due settimane di ritardo. Ma al Ministero dell’Istruzione assicurano che i precari da assumere entreranno comunque in servizio già a settembre. Vedremo!