Roma – Tangenti sui migranti: un euro per ognuno di loro ospitato nei Centri. La seconda fase dell’inchiesta sul “mondo di mezzo” apre un nuovo fronte d’indagine, relativo alla gestione dei Centri d’accoglienza per migranti.
Al centro ci sono Luca Odevaine, l’uomo di collegamento tra Mafia capitale e le istituzioni, che sedeva al Tavolo di coordinamento sull’immigrazione istituito al Viminale, ed i manager della cooperativa “La Cascina” Domenico Cammissa, Salvatore Menolascina, Carmelo Parabita e Francesco Ferrara. Sono loro, tutti ai domiciliari tranne Ferrara per il quale il gip ha disposto il carcere, che avrebbero promesso uno “stipendio fisso” da 10mila euro al mese, poi raddoppiato a 20mila a Odevaine, “per lo stabile asservimento della sua funzione di pubblico ufficiale” agli interessi della cooperativa.
E Odevaine non si sarebbe tirato indietro: avrebbe orientato le scelte del Tavolo in modo da indirizzare i migranti nelle strutture gestite da “La Cascina”, fatto pressioni per far aprire i Centri nei luoghi graditi alla cooperativa e concordato con i manager il contenuto degli stessi bandi di gara. Il ruolo di Odevaine Stando a quel Tavolo, è lo stesso Odevaine a dirlo, “sono in grado un po’ di orientare i flussi (di migranti, ndr) che arrivano da giù…” e dirottarli dove serve.
“Il mio ruolo – dice ancora – è quello di collegamento con il ministero… soprattutto per trovare poi la possibilità di implementare il lavoro”. Ed è forse in quest’ottica che racconta a Buzzi, il ras delle cooperative, di aver “agganciato” il sottosegretario Manzione. “Ieri però c’ho litigato – prosegue – nel senso che c’ho discusso un po’ perché…cioè… come al solito… si siedono intorno al tavolo gente che non sa di che parla”.
Gli investigatori hanno documentato “con certezza” almeno cinque episodi del passaggio delle tangenti dalle mani degli esponenti de “La Cascina” a Odevaine, l’ultimo il 6 ottobre scorso quando l’uomo riceve una mazzetta da 15 mila euro che Parabita gli consegna nella sua abitazione. “Questa volta, una volta nella vita – dice Odevaine in una delle tante conversazioni intercettate – vorrei… quantomeno… non regalare le cose, insomma … almeno io da questa roba qua… visto anche che sto finendo di lavorare in Provincia e quant’altro almeno ce vorrei guadagnà uno stipendio pure pe me”.
Un guadagno che, in una telefonata con il suo commercialista Stefano Bravo, Odevaine quantifica in 50 mila euro: “”ti spiego l’accordo con La Cascina per i prossimi tre…sono accordi che riguardano circa 50mila euro al mese…in teoria io me ne posso andà al mare”. Il centro di Mineo e di San Giuliano Il Centro su cui Odevaine sembra avere il controllo totale è quello di Mineo.
“Il bando – afferma ridendo riferendosi alla gara per l’appalto – diciamo che è abbastanza blindato… insomma…non…sarà difficile che possa aggiudicarselo qualcun altro…è quasi impossibile”. Si arriva così alla gara d’appalto vinta, tra gli altri, da La Cascina. Dalla quale arriveranno, secondo l’accusa, le mazzette. Raccontando la vicenda di Mineo Odevaine parla anche di Alfano e del suo partito, sostenendo che “Comunione e liberazione lo appoggia… stanno finanziando…sono tra i principali finanziatori” del partito. “Mai avuto finanziamenti da Cl” replica Ncd.
Dopo Mineo l’attenzione si sposta su San Giuliano di Puglia. Anche in questo caso Odevaine si mette a disposizione de “La Cascina”, “concordando una ulteriore retribuzione”. Di cui però non parla “per scaramanzia”: “aspettiamo la gara e su quella ci danno un utile punto e basta…”.
Comunque, “se sono mille e io ti chiedo 2 euro è il minimo proprio che te posso chiede, comunque so 60mila euro al mese no? senza lavorarci eh?”. L’unica sua preoccupazione sembra essere il fatto che i manager de “La Cascina” hanno timore che venga scoperto il giro di tangenti. “Non me pagano, non pagano non so più fare. – sbotta (guarda il video) – Non sanno come darmeli non vogliono non accettano nessuna soluzione che gli ho prospettato sono tutti paranoici perché c’hanno paura di tutto, perché non vogliono neanche lontanamente possa risultà qualche collegamento tra me e loro”.
In una conversazione con il collaboratore Marco Bruera, “il bel Luca” maneggia mazzette di banconote e li conta come e meglio di un vecchio cassiere del Poligrafico, spiegando che i versamenti in banca non devono superare i 4500 euro, pena la segnalazione all’Antiriciclaggio:”… mi sa che bisognerà fare poi… la prossima settimana un altro paio di versamenti…. io te li lascio a casa le buste già divise con 4500 e la settimana prossima li vai a versare…”. E ancora: “Mi raccomando ti chiedo assoluta riservatezza, dopo di che, m’hanno dato dei soldi che devo versare e poi rimandare in Venezuela”. E’ una delle tante tranche dei 20 mila euro mensili che percepiva dopo aver addomesticato per 3 anni la gestione dei migranti.