Taormina, Richard Gere: “La felicità nelle piccole cose”

di Emma Zampella

È approdato anche lui a Taormina, mandando le fans in delirio: il fascino conquistatore di Richard Gere al Taormina Film Fest.

Rilassato, così come impone la filosofia di vita che segue, quella buddhista,  Richard Gere camicia bianca e jeans grigi, rilassato come deve essere un buddista, al Taormina Film Fest ha tenuto la sua Tao Class, parlando con forza e decisione anche di temi molto importanti come quello dell’immigrazione: “Un problema non solo della Sicilia, ma di tutto il mondo che vede questa gente rifiutata che cerca solo un posto dove stare. Siamo un po’ tutti responsabili di questa situazione. Nostro dovere morale è offrire agli immigrati, che scappano spesso da una guerra, casa e sicurezza. Voi siciliani siete al centro di questo flusso, che è globale. Anche gli Usa devono essere coinvolti in futuro perché una cosa che succede in Africa alla fine si trasmette ovunque. dunque un problema di tutti”. Per quanto riguarda la realizzazione di se stesso spiega: “Mi sento un uomo di 26 anni ma poi, quando mi guardo allo specchio, capisco che non e’ così. Comunque cerco sempre di diventare migliore di giorno in giorno, di stare vicino alla parte più profonda di me stesso. Ormai mi curo poco di quello che pensano gli altri e piuttosto mi piace pensare alla felicità del mio prossimo e prendermi cura delle persone che soffrono”.

La celebrità è arrivata tutta insieme, ricorda l’attore, in un momento preciso: “Ho iniziato a recitare a 19 anni e ho fatto a lungo teatro, poi sono stato scelto per ‘I giorni del cielo’ di Terrence Malick, e subito dopo ho interpretato 3 o 4 film di seguito. Dopo un po’ sono rientrato a New York e mi è capitato di notare che, in 3 dei cinema più importanti della città, venivano proiettati i miei film…ho cominciato a essere intervistato dalla stampa internazionale, quando mi sono trovato davanti una giornalista brasiliana ho capito che era diventato famoso». In Italia, a Roma, Richard Gere è venuto la prima volta grazie al David di Donatello vinto per il film di Malick : «E’ stata un’esperienza molto forte, dietro le quinte c’erano tanti attori e attrici, ma io ricordo l’impressione che mi fece trovarmi davanti Giulietta Masina”.

Poi ci è tornato ancora “perchè l’Italia è il mio posto preferito”, ma anche perchè, evidentemente, la passione è ricambiata: “Come mi sento oggi? Come uno di 26 anni, poi però mi guardo allo specchio, capisco che ho un’età diversa, ma continuo a sentirmi allo stesso modo. Forse sono cambiato solo perchè adesso mi sento più vicino al mio io profondo e spero, con il tempo, di diventare migliore”.

Profondo e sentimentale come anche la sua professione insegna, l’attore americano dichiara ancora: “Le cose più importanti sono le relazioni, quella piccola grande cosa che vive dentro di me. Quando giravo come homeless in ‘Time out of Mind’ ero in pieno centro di New York, ma nessuno mi si avvicinava, nessuno mi chiedeva un autografo. Eppure ero sempre io, ma ero invisibile. Tutto è finzione”.

Altra cosa fondamentale nella sua vita è la filosofia buddhista, che abbraccia con anima e corpo: “Sarebbe una cosa incredibile – dice pensando alla reincarnazione nel Dalai Lama – Ma le cose più belle della mia vita sono state passare del tempo a conversare con lui. Non c’è nulla di così profondo”.

Riguardo, poi, al film che sta girando, “Oppenheimer Strategies”, di Joseph Cedar, thriller drammatico che segue le vicende di Norman Oppenheimer, un uomo che ha smania di potere sopratutto quando un suo amico diventa leader mondiale, dice: “Un film denso su un ebreo newyorchese che si sente ai margini e fa di tutto per stare vicino al potere. In realtà lui non vuole il potere ma vuole solo esserci. Così millanta amicizie pur di sentirsi al centro. Lui non vuole accedere al tavolo dei grandi ma solo far parte di quel mondo”.

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