Montella (AV). Nell’ambito di tali controlli finalizzati a garantire il rispetto delle norme che tutelano l’ambiente e contrastare il trasporto e lo smaltimento illegale di rifiuti, gli sversamenti illeciti di acque reflue nonché l’abusivismo edilizio nelle fasce protette, i Carabinieri dell’Aliquota Radiomobile di Montella hanno coadiuvato i colleghi del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Avellino nel controllo di un cantiere edile realizzato per la costruzione di agriturismo a ridosso del fiume Calore.
Nel corso dell’accesso i militari dell’Arma hanno constatato numerose violazioni imputabili al “committente dei lavori”, identificato nell’amministratore dell’azienda agricola, al “coordinatore per la progettazione ed all’esecuzione dei lavori” ed al legale rappresentante dell’impresa edile quale “datore di lavoro” degli operai controllati.
Diverse le violazioni accertate e contestate al titolare dell’impresa edile, in particolare, l’adozione di un P.O.S. (Piano Operativo per la Sicurezza) inidoneo alle esigenze del cantiere, la mancanza di parapetti in corrispondenza delle aperture dei muri, l’irregolarità dei ponteggi e delle impalcature irregolari, nonché la mancanza di idonee misure per garantire i servizi igienico-assistenziali per i lavoratori.
Al committente ed al progettista/coordinatore dei lavori, invece, contestato l’omesso controllo ed il mancato coordinamento delle attività lavorative dell’impresa edile, così come previsto dal “Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro”.
Per tale motivo, costituendo le citate norme violazioni penali, i militari hanno denunciato in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Avellino le tre persone e sospeso l’attività lavorativa in atto presso il cantiere.
Oltre al provvedimento di chiusura ed alla denuncia penale, sono stati contestati illeciti amministrativi per circa 18.000 euro.
Nel corso del medesimo controllo, è stato altresì accertato uno sversamento abusivo nelle acque del fiume “Calore” di reflui provenienti dal caseificio della stessa azienda agricola: il siero di latte, scarto della lavorazione casearia, veniva incanalato in due vasche realizzate direttamente nel terreno, per poi finire nelle acque del fiume. Con tale escamotage venivano abbattuti i costi per lo smaltimento del siero ritenuto dalla legge vero e proprio “rifiuto”.
Alla luce delle evidenti violazioni delle norme ambientali le due vasche venivano poste sotto sequestro ed il titolare dell’azienda agricola denunciato in stato di libertà anche per tale violazione.