Napoli, salta il Parthenope Village: scontro Comune-società

di Redazione

Napoli – Doveva essere il salotto dell’estate a Napoli 2015. Avrebbe dovuto accogliere cittadini, turisti, artisti di fama nazionale, scandire i tempi di spettacoli, esibizioni e garantire a chi restava in città un’alternativa simpatica alla passeggiata sul lungomare. Ma di qui 55 stand del Parthenope Village, oggi resta solo un ammasso di legno da rottamare.

Sì, perché basta farsi un giro sul Lungomare Liberato per capire che quello che era stato allestito dagli organizzatori vincitori di un bando comunale non era un villaggio ma una baraccopoli senza le minime norme di sicurezza.

Fili scoperti, quadri elettrici attaccati a travi di legno o addirittura agli alberi. Tavoli riciclati e reperiti non si sa dove scheggiati e pericolosi, frigoriferi e cucine poste nei gli stand senza prese di sicurezza, fili elettrici che camminano sul selciato tra spazzatura e pozzanghere, lampade alogene agganciate a pali di legno e a due centimetri da teli infiammabili. Insomma manca l’Abc della sicurezza una situazione surreale e inaccettabile.

Il comune, nelle parole del sindaco de Magistris, intenterà causa contro la società aggiudicatrice dell’appalto. Il riferimento è alla Pjevents, la società che ha vinto il bando per le iniziative estive cittadine e che aveva ricevuto anche l’ok della Soprintendenza. “Sono molto arrabbiato – ha aggiunto de Magistris – il progetto che ci era stato presentato lo era solo sulla carta. È molto grave che ai bandi si presentino soggetti che non sono in grado di garantire quanto presentano. Noi siamo persone serie e non ci facciamo prendere in giro”.

Ma cosa è accaduto in realtà? Il direttore artistico della Pjevents, Diego Di Flora, premette che “questa è un’ennesima sconfitta per Napoli”. E poi spiega: “La concessione del suolo è arrivata con enorme ritardo, quasi 24 ore prima del Gay Pride, il che ci ha costretto a rinviare l’inaugurazione facendo slittare tutta la mia programmazione artistica la cui partenza era prevista per l’11. Nonostante ciò – aggiunge – sia il Comune che l’ArciGay di Napoli hanno chiesto di organizzare il Party del Pride alla Rotonda Diaz, proposta che abbiamo accolto con entusiasmo ma anche sobbarcandoci ulteriori fatiche: l’amministrazione ha messo a disposizione solo il palco, lasciando tutto il resto a carico della Pjevents, compresa la forza lavoro di tantissimi professionisti. Dopo aver dedicato troppo del nostro tempo ad un evento che non era il nostro, quello rimasto per la nuova inaugurazione del 18 era irrisorio ed altra scelta non ho avuto che programmare gli eventi di settimana in settimana. Tutta la programmazione di questo weekend è stata poi annullata mercoledì sera, quando mi è giunta la notizia informale della probabile revoca”.

Di Flora non si ferma: “Così come da bando, per l’intero periodo a carico dell’amministrazione c’era il palco della Rotonda Diaz che è stato montato il 18 alle 11 ed è stato smontato il 22 alle 12: ancor prima che si decidesse e pubblicasse la revoca, impedendoci così di organizzare e preparare le attività di spettacolo per i giorni a seguire. Insomma la programmazione artistica c’era, era consistente e si stava lavorando giorno dopo giorno per renderla sempre più appetibile”.

Parole che non convincono i piani alti di Palazzo San Giacomo, dove nel frattempo ci si è messi al lavoro per cercare delle soluzioni utili a garantire in ogni caso una settimana di eventi a ridosso di Ferragosto. L’assessorato alla Cultura, in particolare, sta lavorando alacremente per realizzare quello che ai più appare davvero come un miracolo: organizzare in sole due settimane una manifestazione di livello, in target con la location e le aspettative del pubblico a partire da un cinema all’aperto.

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