Bambina siriana morta sul barcone, il papà: “Sognavamo la Germania per curarla”

di Redazione

“Volevo raggiungere la Germania per poter curare al meglio Raghad, magari con le cellule staminali, ma non ci sono riuscito. E questa colpa mi resterà addosso per l’intera esistenza”.

Eyas Hasoun, il padre della bambina siriana di 11 anni morta durante la traversata dall’Egitto alla Sicilia, dopo che gli scafisti avevano fatto buttare in acqua lo zaino contenente l’insulina con la quale Raghad avrebbe dovuto curarsi perché malata di diabete, racconta il suo dramma al “Corriere della Sera.

La famiglia Hasoun, originaria di Aleppo, aveva un grande negozio per la distribuzione dei farmaci. Era partita dalla Siria nel 2013 per trasferirsi in Egitto, in fuga dalla guerra civile. Ma anche a Il Cairo, dove avevano deciso di vivere, ben presto le cose si sono fatte difficili. “Noi siriani siamo stati messi nel mirino, avevo paura per le mie figlie. Così abbiamo deciso di partire”, ha raccontato Eyas Hasoun.

Consapevoli del pericolo a cui andavano incontro, l’uomo e la moglie, insieme alle cinque figlie, decidevano di tentare la traversata per raggiungere la Sicilia e da qui la Germania. “Avevamo preparato due zaini con le apparecchiature per la misurazione del diabete e le fiale da somministrare a Raghad. Uno lo teneva mia moglie, l’altro io, così se anche fossimo stati divisi avremmo potuto curarla. – ha raccontato Eyas –  Ma uno zaino si è bagnato quando stavamo cercando di salire sulla barca, l’altro è stato strappato dalle mani di mia moglie e buttato in mare da uno degli scafisti, nonostante le sue suppliche”.

Le condizioni della piccola Raghad man mano che il tempo passava peggioravano. Dopo cinque giorni il tragico epilogo: “Mormorava ‘papà’, ‘papà’, ma non aveva la forza di aggiungere altro. Poi si è spenta. Abbiamo celebrato la cerimonia funebre. Avrei voluto portarla con noi fino in Sicilia, ma il suo corpo… non volevo che quella fosse l’ultima immagine che le sorelle avessero di lei. Così l’abbiamo adagiata in mare”, ha raccontato l’uomo.

Intanto, sono stati arrestati i presunti scafisti del barcone su cui ha perso la vita l’undicenne siriana. A gettare in mare lo zainetto contenente il farmaco sembra però non siano stati gli scafisti bensì i trafficanti che hanno organizzato il viaggio verso le coste siciliane. Ai tre egiziani arrestati è stato contestato solo il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, non quello di omicidio. Non è stato possibile contestare altri reati perché, come gli stessi genitori della bimba hanno dichiarato, sono stati come detto i trafficanti in Egitto a gettare in mare lo zainetto con l’insulina, decretando in questo modo la condanna a morte della piccola.

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