Caserta – Otto misure cautelari, di cui sei arresti, sono state eseguite dai carabinieri del Noe nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Napoli sui rapporti con i clan dei casalesi relativi ad appalti per la metanizzazione in vari comuni del Casertano. Fra i destinatari di un’ordinanza in carcere vi è anche l’ex presidente della Cpl, Roberto Casari, già ai domiciliari per la vicenda di Ischia. Delle otto misure cautelari, quattro sono ordinanze di custodia in carcere (Giuseppe Cinquanta, Antonio Piccolo, ex responsabile commerciale Lazio-Campania-Sardegna, il subappaltatore della coop, e Antonio Piccolo, il costruttore Claudio Schiavone); ai domiciliari i dirigenti della Cpl Conocrdia, Giulio Lancia e Pasquale Matano.
Un divieto di dimora è stato disposto nell’inchiesta sulla Cpl Concordia nei confronti dell’ex parlamentare dei Ds ed ex componente della Commissione Antimafia, Lorenzo Diana, di San Cipriano d’Aversa. Nell’ordinanza è contestato il reato di abuso di ufficio. Diana è indagato dalla Dda anche per concorso esterno in associazione mafiosa per gli appalti alla Concordia. “Non ho letto ancora il provvedimento – ha detto in proposito l’ex parlamentare interpellato dall’Ansa – e cosa mi si addebita. Mi sembra di essere tra un sogno e Scherzi a parte”.
L’inchiesta si avvale delle dichiarazioni del pentito di camorra, Antonio Iovine, che ha raccontato agli inquirenti come avveniva la spartizione degli appalti per la metanizzazione di alcuni Comuni del Casertano tra aziende affilate al clan dei Casalesi. Tra esse la stessa Concordia già coinvolta nell’indagine sulla metanizzazione di Ischia. L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto di Napoli Giuseppe Borrelli e dai pm della Direzione distrettuale antimafia Catello Maresca e Cesare Sirignano.
Si tratta delle opere di metanizzazione eseguite dalla “Cpl Concordia” nel Bacino Campania 30 (costituito dai Comuni di Casal di Principe, Villa Literno, Casapesenna, San Cipriano d’Aversa, Villa di Briano, San Marcellino e Frignano) e risalenti ai primi anni 2000.
Nel ricostruire la complessa vicenda il gip evidenziava l’importanza sia delle attività di intercettazione che delle dichiarazioni rese dai numerosi indagati coinvolti nella vicenda imprenditoriale più rappresentativa della strategia del clan dei casalesi di controllo delle risorse e delle opere pubbliche realizzate nel territorio casertano e nazionale.
Un coacervo di elementi, quelli valutati dal gip, da cui emergevano gravi indizi nei confronti di vari imprenditori con stabili funzioni operative all’interno del sodalizio mafioso, in qualità di referenti per la conduzione di attività imprenditoriali nell’interesse del clan, rispettivamente per le fazioni Zagaria, Iovine e Schiavone, e, quindi, diretta espressione dei capiclan Michele Zagaria, Antonio Iovine e Francesco Schiavone, detto “Sandokan”.
Le articolate indagini, protrattesi per circa un anno, hanno disvelato i rapporti tra la società cooperativa la Concordia Cpl di Modena e vari imprenditori legati all’organizzazione casalese, alcuni dei quali già impegnati in pregressi lavori per la società modenese e hanno consentito di ricostruire la vicenda sin dalla sua fase genetica ricostruendo un vero e proprio accordo raggiunto a monte dei lavori di metanizzazione tra la dirigenza della Cpl Concordia ed il clan dei Casalesi, attraverso l’intermediazione di Antonio Piccolo.
Un accordo con il quale i soggetti coinvolti con la finalità di garantirsi un vantaggio patrimoniale di rilevante entità si impegnavano, ciascuno per la parte di rispettiva competenza a compiere una serie di attività che andavano dall’iniziale intervento intimidatorio nei confronti dell’originaria concessionaria dei lavori di metanizzazione, la “Consorzio Eurogas”, con la conseguente cessione a titolo gratuito della concessione in favore della Cpl Concordia due mesi prima della promulgazione della legge 266/97, con la quale venivano stanziati ingenti contributi pubblici per la metanizzazione del mezzogiorno; dall’affidamento diretto dei lavori, attraverso la lottizzazione e la stipula di contratti sotto soglia atti ad aggirare la normativa sui subappalti, ad imprese indicate alla cooperativa modenese dal clan dei casalesi ed a questo riconducibili in modo da incassare, non solo una parte della tangente già inserita dalla Cpl Concordia nel prezzo dei lavori (10mila lire sulle 75mila previste da contratto per metro lineare), ma anche e soprattutto una grossa fetta dei contributi pubblici pari a circa 23 milioni di euro al netto dell’iva; dall’assunzione, nella compagine locale della Cpl Concordia, di soggetti organici al clan, uno dei quali indicato come autista addetto agli spostamenti dell’allora latitante Iovine e dall’affitto di locali, utilizzati come uffici Cpl della sede di San Cipriano d’Aversa, di proprietà di affini di Iovine, all’affidamento, al termine delle opere di metanizzazione e fino ali’epoca attuale, dei lavori di allaccio alla rete del gas, manutenzione, reperibilità e pronto intervento a società riconducibili ad Antonio Piccolo.
Il gip ha, altresì, riconosciuto il ruolo di assoluto rilievo svolto nella vicenda dall’allora senatore Diana, membro della Commissione Parlamentare Antimafia e membro della Commissione Parlamentare Lavori Pubblici, nonché Consigliere Comunale del Comune di San Cipriano d’Aversa, quale facilitatore della realizzazione delle opere nel Bacino. Un ruolo tradottosi in intervento diretto sulla Prefettura di Caserta per quei Comuni compresi nel Bacino ed all’epoca sottoposti a commissariamento per infiltrazioni mafiose per ottenere le delibere di approvazione della concessione e dei progetti presentati dalla CPL nei tempi previsti per accedere ai finanziamenti pubblici in favore della cooperativa modenese, ed attuato nella consapevolezza della esistenza dell’accordo per l’affidamento diretto dei lavori ad imprese riconducibili al clan dei casalesi, e, quindi, di particolare vantaggio per lo stesso sodalizio mafioso.
Le indagini hanno permesso di accertare anche l’affidamento di lavori nel comune di San Cipriano d’Aversa, attraverso l’intervento di Piccolo e su indicazione dell’allora sindaco Angelo Raffaele Reccia e di Lorenzo Diana, ad una società i cui titolari, già politicamente impegnati a livello locale, risultavano legati da vincoli parentali con Reccia, con la finalità, per i due politici di garantirsi il loro appoggio nelle competizioni elettorali e per l’ imprenditore il vantaggio economico derivante dalla realizzazione dei lavori per un corrispettivo di circa un milione di euro. Emergeva, altresì, che nell’ambito dei rapporti di reciproco vantaggio la Concordia Cpl assumeva, nel periodo 2006/2007, il figlio di Diana con compiti non meglio precisati.
Nella ordinanza il gip, nel valutare il copioso materiale indiziano prodotto a sostegno della richiesta cautelare, si soffermava anche nel descrivere l’accordo tra Cpl Concordia e Michele Zagaria sulla base del quale la società cooperativa su sollecitazione di Piccolo, affiliato al clan Zagaria, dopo aver accertato manomissioni di contatori e mancati pagamenti di forniture di gas, condonava la somma di 47 mila euro in favore di una quindicina di soggetti riconducibili alla cerchia di familiari e stretti collaboratori del boss Michele Zagaria, omettendo di procedere nei loro confronti con azioni di risarcimento.
Diversa ordinanza, interdittiva e applicativa divieto di dimora nella regione Campania, è stata emessa a carico di Diana e dell’avvocato Manolo Iengo in relazione a consulenze professionali affidate dal Caan, il mercato ortofrutticolo di Napoli (di cui Diana era divenuto presidente), come gratifica di un favore ricevuto dal Diana. In particolare, Iengo, sostituto procuratore federale della Figc, nello scorso mese di dicembre, attraverso la dirigenza della squadra “Nerostellati Frattese” di Frattamaggiore (Napoli), militante in serie D, riusciva a procurare a Diana una falsa attestazione da cui risultava che il figlio di Diana, Daniele, aveva svolto attività di collaboratore tecnico organizzativo in seno a quella società sportiva, finalizzata all’ammissione ad un corso per dirigenti sportivi organizzata dalla Figc e propedeutico all’iscrizione del giovane ad un master della Fifa. I successivi accertamenti disvelavano come Diana, per ricambiare il favore ricevuto, nella sua qualità di presidente del cda del Caan, affidava con propria delibera, incarichi professionali a Iengo per circa 10mila euro.