Caserta – Numerosi documenti sono stati acquisiti dai carabinieri in perquisizioni fatte nell’abitazione di Aversa (Caserta) dell’ex parlamentare Lorenzo Diana e negli uffici del Caan (Centro Agro Alimentare di Napoli) di Volla nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Napoli nella quale Diana è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.
Diana, ex componente della Commissione Antimafia e simbolo della lotta contro i clan, ha consegnato una memoria che – ha riferito Diana interpellato dall’A – aveva preparato nei mesi scorsi.
Le perquisizioni sono state fatte nella giornata di ieri. Quella in casa di Diana è stata molto breve, mentre quella negli uffici del Caan, che è un Centro specializzato nel commercio all’ingrosso e in servizi logistici del settore agroalimentare, il terzo d’Italia per dimensioni, è durata alcune ore e si è conclusa ieri pomeriggio tardi. Dalla presidenza del Caan Diana è stato sospeso ieri sera per decisione del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. Gran parte della documentazione – ha riferito Diana – è stata consegnata dallo stesso ex parlamentare ai Carabinieri. La memoria data ai carabinieri – ha spiegato Diana – era stata da lui preparata a partire dai mesi scorsi dopo le prime dichiarazioni fatte dal pentito Antonio Iovine, ex boss dei Casalesi (detto “O’ ninno’), nelle quali veniva fatto il suo nome in relazione agli appalti per i lavori di metanizzazione in alcuni comuni del Casertano.
“È la vendetta di Iovine, il quale cerca di coprire gli ingenti patrimoni accumulati negli anni delegittimando chi come me è l’unica memoria storica in grado di ricostruire la sua carriera criminale”. Passa al contrattacco Lorenzo Diana. L’ex parlamentare del Pd (“me ne andai dal partito nel 2010, dopo che candidarono alla Regione il sindaco di Villa Literno su cui aveva indagato da pm Cantone”) ha trascorso la notte a Roma dove osserva il divieto di dimora cui è stato sottoposto per un’altra vicenda, relativa a un presunto abuso d’ufficio commesso in qualità di presidente del Centro agroalimentare di Napoli.
“Rivendico con orgoglio l’impegno per portare il metano nel comune di San Cipriano d’Aversa – dice oggi a sua difesa – e ricordo che la Cpl si presentava come un’azienda al di sopra di ogni sospetto, ben vista anche dai funzionari prefettizi che all’epoca commissariavano i comuni del Casertano. Se accordi ci sono stati con la camorra non mi hanno riguardato. Molte cose passavano sopra la testa dei Comuni. Io mi sono tenuto sempre mille miglia lontano dalla gestione degli appalti proprio perché temevo le infiltrazioni camorristiche”.
L’inchiesta trae spunto dalle dichiarazioni di diversi pentiti tra cui Antonio Iovine, ex boss dei Casalesi e oggi collaboratore di giustizia: “Ai magistrati ricordo che io ho cacciato il cognato di ‘O’ ninno’ e con il quale è conosciuto Iovine, ndr) in modo pubblico dal comune di San Cipriano. E sono stato minacciato di morte da Iovine, come avrei potuto fare patti con lui? Chiederò che tirino fuori tutte le intercettazioni dei Casalesi dalle quali emerge che io per loro rappresento un nemico”.