Roma – Nella mattinata di lunedì i finanzieri del comando provinciale di Roma hanno eseguito una misura di prevenzione, emessa dal Tribunale della Capitale, nei confronti degli eredi di Arcangelo Spagnoli, deceduto nel 2012, perno centrale del sistema criminale ideato da Manlio Cerroni, dominus della discarica più grande d’Europa, “Malagrotta”, già indagato per reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di rifiuti, alla frode in pubbliche forniture, alla truffa, all’abuso d’ufficio, al falso ideologico con i relativi reati satellite.
Il provvedimento di sequestro è stato eseguito dal Nucleo di Polizia Tributaria della Capitale, all’esito delle indagini delegate dalla locale Procura della Repubblica, nei confronti degli eredi di Spagnoli, che a lungo, fino al giugno 2008, ha rivestito la carica di responsabile unico del procedimento in seno all’Ufficio del Commissario Straordinario per l’Emergenza Ambientale della Regione Lazio. In tale ruolo il “colletto bianco” ha fatto mercimonio delle proprie pubbliche funzioni, favorendo in ogni modo il malaffare dell’imprenditore Cerroni, rappresentando il “punto di snodo fondamentale tra la struttura commissariale, la Regione e il gruppo Cerroni”, nonché “vera e propria quinta colonna dell’organizzazione”.
Proprio in ragione delle sue funzioni, Spagnoli aveva instaurato un sistema ad hoc per il rilascio delle autorizzazioni per la realizzazione e la gestione di impianti di smaltimento dei rifiuti, di cui potevano far parte solo quelle ditte e società che avevano “capito la situazione”.
Spagnoli era nel tempo divenuto anche il braccio armato del “supremo”, appellativo utilizzato dallo stesso nel riferirsi a Cerroni, con ciò dimostrando un’autentica sudditanza di carattere gerarchico nei confronti di quest’ultimo, al cui servizio aveva messo la propria funzione pubblica, arrivando ad elaborare strategie giuridiche per eludere tutte le norme a tutela della trasparenza amministrativa.
Il funzionario pubblico, all’occorrenza, non esitava poi a sollecitare i suoi interlocutori per ottenere utilità di vario tipo, tra cui ad esempio il miglioramento della condizione lavorativa della nuova consorte, T.D., dipendente di Acea spa.
Le Fiamme Gialle, analizzando i flussi finanziari, sono così riuscite a dimostrare la sproporzione tra i redditi percepiti da Spagnoli ed il cospicuo patrimonio dallo stesso dipendente pubblico accumulato, di cui, dopo la morte, hanno potuto beneficiare gli eredi (consorte in seconde nozze e tre figlie). Beni oggetto dell’odierno sequestro in base alla normativa antimafia, che consente di aggredire anche i beni degli eredi, qualora siano il frutto illecitamente accumulato.
In sostanza, a fronte delle indagini svolte, la Sezione Specializzata Misure di Prevenzione del Tribunale Ordinario di Roma ha ritenuto che la sproporzione patrimoniale sia stata frutto delle numerose condotte criminali emerse nel corso delle indagini. Basti pensare che, dal 2005 al 2011, il defunto ha acquistato titoli, fondi comuni, certificati di deposito, polizze vita per un totale di quasi 6 milioni di euro, di cui ben 3,7 milioni provenienti da versamenti di puro contante.
Il valore complessivo dei beni sottratti alla disponibilità degli eredi del proposto ammonta a circa 7,5 milioni di euro, costituiti da: 4 appartamenti, con relative pertinenze (una cantina e due box auto), due su Roma, uno in provincia di Siena, per il valore di circa 2 milioni di euro, e l’ultimo a Lugano (Svizzera), per un valore economico di circa 500 mila euro, per il quale è stata avviata una apposita rogatoria internazionale; tutte le quote sociali della “Stq srl” e il relativo compendio aziendale composto da un capannone industriale e un impianto fotovoltaico ubicati in provincia di Macerata, per un valore economico complessivo pari a circa 3 milioni di euro; le somme depositate sui conti correnti degli eredi, fino alla concorrenza di circa due milioni di euro.