È il 2022, l’area che ha ospitato i padiglioni dei Paesi che hanno partecipato all’Esposizione universale del 2015 è ormai diventata un territorio semi-abbandonato. Dopo l’evento, ogni tipo di riqualificazione è stata un insuccesso e due milioni di metri quadri sono oggetto di profondo degrado.
Per “riqualificare” il territorio, l’unica strada possibile è quella della “grande opera definitiva” ossia la creazione di un canale navigabile parallelo al Po, alimentato dall’acqua marittima, pompata attraverso enormi turbopompe sotterranee. Questo progetto si chiama EXPOrTO e costerà almeno 400 miliardi di euro (prevedendo 300 milioni di metri cubi di smarino e 800 chilometri di strade e raccordi accessori).
Tutte queste informazioni sembrerebbero corrispondere alle previsioni di qualche studioso in ambito geografico e/o ambientale e, invece, “Exporto 2022” è uno spettacolo teatrale, prodotto da Sistema Torino che si “burla” dell’Italia e delle sue idee di sviluppo legate al cemento e alle grandi opere.
Una bislacca profezia che parte da una situazione attuale per rapportare il pubblico ad un futuro recente e a determinate domande come: “Quale ruolo ha l’indirizzamento dell’opinione pubblica nell’avvio di un grande investimento infrastrutturale? Fino a che punto è possibile indurre una distorsione cognitiva nel cittadino? Come si struttura un sistema di potere nel mondo dei grandi progetti pubblici?”.
Al progetto teatrale collaborano, tra gli altri, Tomaso Montanari e Domenico Finiguerra, co-autori di “Rottama Italia”. La prima rappresentazione è prevista tra il 14 e il 17 ottobre.