Atene – Il ministro delle finanze greco, Yanis Varoufakis, aveva annunciato la possibilità di dimissioni nel caso in cui l’esito del referendum fosse stato positivo, ma anche con la vittoria del “no” ha deciso ugualmente di lasciare il proprio incarico.
La notizia è stata diffusa lunedì mattina dopo ore di festeggiamenti nelle principali piazze di Atene. “Alcuni partner preferiscono una mia ‘assenza’ dai loro vertici. Porterò con orgoglio il disgusto dei creditori nei miei confronti”, ha scritto Varoufakis sul suo blog. “Me ne vado per aiutare Tsipras nella trattativa”, ha aggiunto.
A sostituirlo il capo dei negoziatori greci, Euclid Tsakalotos. Membro del parlamento greco di Syriza dalle elezioni 2012, è stato rieletto il 25 gennaio 2015.
Intano, Tsipras annuncia in una telefonata con la tedesca Angela Merkel, che nella giornata di martedì esporrà una proposta sui possibili aiuti ad Atene. La popolazione che ha deciso per il no all’austerity europea con il 61,3% dei voti, sa che la situazione da affrontare è particolarmente delicata.
Prosegue la chiusura delle banche che potrebbero riaprire nei giorni futuri. Attesa la decisione della Bce, che deve scegliere se confermare o meno la liquidità d’emergenza alle banche greche. Previsto per martedì un vertice Ue, convocato dal presidente del Consiglio, Donald Tusk, nel tardo pomeriggio. Un Eurogruppo dei ministri finanziari è in agenda alle 13 e attende “nuove proposte da parte delle autorità greche”, mentre in Italia si è tenuto un incontro tra Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan per fare il punto della situazione.
“Ci sono due cantieri da affrontare rapidamente nelle capitali europee e a Bruxelles – scrive il capo del consiglio su Facebook – Il primo riguarda la Grecia, un paese che é in una condizione economica e sociale molto difficile. Gli incontri di domani dovranno indicare una via definitiva per risolvere questa emergenza. Il secondo – ancora più affascinante e complesso, ma non più rinviabile – é il cantiere dell’Europa. Da mesi stiamo insistendo per discutere non solo di austerity e bilanci, ma di crescita, infrastrutture, politiche comuni sulla migrazione, innovazione, ambiente. In una parola: politica, non solo parametri. Valori, non solo numeri. Se restiamo fermi, prigionieri di regolamenti e burocrazie, l’Europa è finita. Ricostruire una Europa diversa non sarà facile, dopo ciò che è avvenuto negli ultimi anni. Ma questo è il momento giusto per provare a farlo, tutti insieme. L’Italia farà la sua parte”.