Roma – Marino “sottovalutò le infiltrazioni criminali, pur non essendo coinvolto, né controllò adeguatamente i meccanismi di appalti”. E’ l’accusa che il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, rivolge al sindaco di Roma, Ignazio Marino.
Ciò nonostante, il Comune non sarà sciolto. E’ quanto emerge dalla relazione del prefetto Franco Gabrielli inviata al Viminale sulla vicenda di Mafia Capitale, che nei prossimi giorni arriverà anche sul tavolo del premier Matteo Renzi.
Il dossier del prefetto, pur evidenziando gravissimi episodi di corruzione dovuti alla banda di Buzzi, Carminati e company, registra una discontinuità con la precedente giunta Alemanno. Nel rapporto si lascia aperta l’ipotesi di una “diversa valutazione”, che toccherà al governo. Emerge la necessità di non sottovalutare una “ragione di Stato” per non sciogliere il Comune.
Sicuramente saranno rimossi i funzionari infedeli. Ma alla luce del prossimo Giubileo e della pubblicità negativa anche sui grandi giornali internazionali, un commisariamento del Comune avrebbe un effetto altamente negativo.
“In alcuni casi – secondo il Corriere della Sera – non si è reso conto di quanto stava accadendo all’interno del Campidoglio oppure ha sottovalutato il problema e le conseguenze sull’affidamento degli appalti e sulla gestione della macchina amministrativa”.