L’Aquila – Quattro imprenditori e un intermediario sono finiti in manette, giovedì mattina, accusati di associazione per delinquere finalizzata a reclutare e sfruttare flussi di manodopera provenienti dall’est Europa, utilizzata nella ricostruzione post terremoto, all’Aquila.
L’ordinanza di custodia cautelare è scattata nei confronti di alcuni italiani, abruzzesi, e uno straniero proveniente dalla Romania che si occupavano di reclutare giovani da sfruttare nel capoluogo colpito dal sisma del 2009. Gli operai ricevevano una paga di 50 euro per oltre 10 ore di lavoro.
Gli arrestati sono Antonio D’Errico, detto “Tonino”, 59 anni, residente a Tortoreto in provincia di Teramo; Francesco Salvatore, 56 anni di Pettorano sul Gizio, in provincia di L’Aquila e residente a Sulmona; Panfilo Di Meo, 52 anni, di Sulmona; Giancarlo Di Bartolomeo, 49 anni e Massimo Di Donato, 53 anni, entrambi di Teramo.
A fungere da contatto con la Romania, Nicolae Otescu detto “Nico”, 46 anni, residente a Lugoj. L’uomo, latitante, è attualmente ricercato nel suo paese,
Il resto dei criminali sono stati fermati all’alba e rinchiusi nelle carceri di Sulmona e Teramo. Il Gip del Tribunale dell’Aquila, Guendalina Buccella ha disposto la detenzione per due mesi, successivamente, la misura prevede i domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico e il divieto di esercitare l’attività imprenditoriale.
“Si tratta di una delle prime indagini in Italia in materia di sfruttamento dei lavoratori e di autoriciclaggio, norme introdotte di recente nel nostro sistema penale, che ha richiesto un impegno notevole e per questo ringrazio i carabinieri – ha detto il procuratore distrettuale antimafia dell’Aquila, Fausto Cardella, nel corso dell’incontro con la stampa per illustrare i dettagli dell’operazione “Social dumping” – L’indagine è nata da una denuncia della Cgil ma non è casuale, si inserisce in un progetto di tutela della legalità nei fatti attinenti alla ricostruzione post-sisma”.