Ancora un film per raccontare la controversa vita di Amy Winehouse, “Rehab”, una pellicola che continua a sedare le polemiche che nascono quando la protagonista è la cantante, deceduta a 27 anni.
Dopo il documentario lanciato a Cannes lo scorso maggio, “Amy”, la nuova pellicola prodotta da Mitch Winehouse e Red Traviss, rispettivamente il padre e l’ex fidanzato dell’artista britannica, a cui il lungometraggio del regista inglese di origine indiana, per usare un eufemismo, proprio non è piaciuto.
“Diremo la verità su Amy, cosa che non ha fatto Kapadia – ha spiegato il signor Winehouse alla rete televisiva “ITV” -. Non è vero che abbiamo lasciato Amy per la sua strada negli ultimi tre anni della sua esistenza. Lo ritengo un insulto a tutta la famiglia”.
A lasciare letteralmente sconcertati i familiari della Winehouse è stato soprattutto lo “scandaloso” spazio concesso a Blake Fielder-Civil, l’ex marito dell’interprete londinese, da cui divorziò nel 2009: “Mi accusa di essere il primo responsabile per la morte di Amy, quando è stato lui a iniziarla all’uso di crack ed eroina. Se emergesse la verità sul suo conto, Blake potrebbe nemmeno più girare per strada”, aveva confidato qualche mese fa al ‘Sun’ il signor Mitch, che poi nell’intervista a “ITV” ha rincarato la dose nei confronti di Kapadia e del suo staff: “Ho detto loro detto che sono una disgrazia e che si sarebbero dovuti vergognare per quello che hanno fatto. Avevano l’opportunità di fare un film grandioso ed invece sono venuti fuori con questo”.
Prodotto inizialmente con il beneplacito dei genitori e dei parenti più stretti della cantante, “Amy” si avvale delle testimonianze di amici, più o meno e intimi, e manager, che, però, stando a papà e mamma Winehouse, non hanno certo contribuito a creare un buon lavoro. Anzi. “Mitch e Red stanno parlando per provare a fare qualcosa in grado di rimediare a tutti gli sbagli e le omissioni contenute nel film in uscita proprio in questi giorni”, ha raccontato una fonte anonima al “Mirror”. è piaciuto.
“Diremo la verità su Amy, cosa che non ha fatto Kapadia – ha spiegato il signor Winehouse alla rete televisiva “ITV” -. Non è vero che abbiamo lasciato Amy per la sua strada negli ultimi tre anni della sua esistenza. Lo ritengo un insulto a tutta la famiglia”.
A lasciare letteralmente sconcertati i familiari della Winehouse è stato soprattutto lo “scandaloso” spazio concesso a Blake Fielder-Civil, l’ex marito dell’interprete londinese, da cui divorziò nel 2009: “Mi accusa di essere il primo responsabile per la morte di Amy, quando è stato lui a iniziarla all’uso di crack ed eroina. Se emergesse la verità sul suo conto, Blake potrebbe nemmeno più girare per strada”, aveva confidato qualche mese fa al ‘Sun’ il signor Mitch, che poi nell’intervista a “ITV” ha rincarato la dose nei confronti di Kapadia e del suo staff: “Ho detto loro detto che sono una disgrazia e che si sarebbero dovuti vergognare per quello che hanno fatto. Avevano l’opportunità di fare un film grandioso ed invece sono venuti fuori con questo”.
Prodotto inizialmente con il beneplacito dei genitori e dei parenti più stretti della cantante, “Amy” si avvale delle testimonianze di amici, più o meno e intimi, e manager, che, però, stando a papà e mamma Winehouse, non hanno certo contribuito a creare un buon lavoro. Anzi. “Mitch e Red stanno parlando per provare a fare qualcosa in grado di rimediare a tutti gli sbagli e le omissioni contenute nel film in uscita proprio in questi giorni”, ha raccontato una fonte anonima al “Mirror”.