Roma – Bufera in seguito alle intercettazioni telefoniche in cui è rimasto coinvolto il capo del consiglio, Matteo Renzi, e sulle affermazioni fatte in merito all’ex primo ministro Enrico Letta.
Parlava con il generale della Finanza e numero due delle Fiamme gialle, Michele Adinolfi, l’allora sindaco di Firenze lo scorso 11 gennaio 2014 esponendo la sua strategia per salire al potere. Aveva proposto a Letta l’onore delle armi, in poche parole il Quirinale nel 2017 in cambio di Palazzo Chigi, ma lui rifiutò.
La proposta era stata fatta il 10 gennaio 2014 quando Renzi si recò a Palazzo Chigi con Delrio. Il giorno seguente, alle 9.11, risponde al comandante interregionale della Guardia di Finanza, allora indagato per una sospetta fuga di notizie nel caso Cpl Concordia.
“Lui non è capace, non è cattivo, non è proprio capace. E quindi… però l’alternativa è governarlo da fuori”, ha detto il premier parlando di Letta. “E poi il numero uno anche se mollasse… poi il numero uno ce l’ha a morte con Berlusconi per cui… – ha detto riferendosi all’allora capo di Stato, Giorgio Napolitano – e Berlusconi invece sarebbe più sensibile a fare un ragionamento diverso. Vediamo via, mi sembra complicata la vicenda”.
L’intercettazione completa, pubblicata da “Il Fatto quotidiano”, sarebbe salita a galla per errore perchè quegli atti non dovevano essere notificati. A riferirlo è l’ex pm della Dda napoletana Antonello Ardituro, da un anno consigliere del Csm. “Probabilmente si trattava di un’intercettazione da non depositare. Ma questo va verificato. Dopo aver esaminato il contenuto della conversazione, accertato che non esisteva alcun collegamento con l’oggetto dei fatti d’indagine, forse si poteva evitare di depositarla”, ha dichiarato.
“Forse, se c’è stato, si tratta di un errore nel deposito di una telefonata che non aveva alcun collegamento con l’indagine penale. Ma, è un’ipotesi, potrebbe essersi trattato di un atto fotocopiato con gli altri per distrazione. E bisogna vedere, in questo caso, da chi all’interno degli uffici giudiziari”, ha aggiunto Ardituro.
Intanto, il procuratore capo di Napoli, Giovanni Colangelo ha già detto che farà verifiche sul deposito degli atti, sul trasferimento delle carte da un ufficio all’altro e da da una Procura all’altra.