Firenze – I finanzieri di Firenze, su provvedimento del tribunale di Lucca, proposto dalla Direzione distrettuale antimafia toscana, hanno confiscato beni ad un sodalizio criminale di matrice campana operante a Luca e nella Versilia, dedito, prevalentemente, alla ricettazione di “autovetture di valore”, alle truffe assicurative nonché alle estorsioni ed all’usura perpetrate con intimidazioni, minacce e, talvolta, anche mediante aggressioni fisiche di efferata violenza. I proventi illeciti di dette attività criminose venivano poi investiti nell’economia legale.
Partendo da tale base investigativa, quando i membri del clan “Saetta” sono stati oggetto di diverse “ordinanze di custodia cautelare in carcere”, si è proceduto ad effettuare ulteriori approfondimenti sotto il profilo dell’applicabilità della normativa di prevenzione patrimoniale antimafia.
La conseguente ricostruzione dei meccanismi d’imprenditoria criminale propedeutici all’infiltrazione ed al radicamento di tale sodalizio nel territorio della Lucchesia e l’analisi del tenore di vita dei suoi appartenenti ha quindi permesso di individuare che tre affiliati – destinatari del provvedimento – avevano costituito, pur a fronte di dichiarazioni di redditi irrisorie negli ultimi dieci anni, un ingente patrimonio finanziario ed immobiliare che, solo in Toscana, annoverava quattro aziende – operanti a Viareggio (Lucca), rispettivamente nei settori del commercio di oro e beni preziosi, nella edilizia e due nella estetica e cura della persona – nonché 11 immobili di pregio e 20 autovetture, presenti a Lucca ed in Versilia.
A seguito di un’estensione di tali accertamenti sul territorio nazionale, si è individuata anche l’ulteriore presenza di dieci immobili nella città di Napoli e di 17 conti correnti e rapporti assicurativi di costituzione illecita.
Le indagini hanno evidenziato che, pur a fronte della notevole incoerenza dei redditi lecitamente prodotti e/o percepiti nel corso degli ultimi dieci anni, i tre soggetti destinatari del provvedimento di confisca ed i lori familiari avevano concretizzato un incremento patrimoniale per un valore complessivo pari a circa sei milioni di euro, la cui diretta riconducibilità agli stessi veniva ostacolata, come riscontrato nella maggior parte delle casistiche approfondite, mediante l’interposizione di quattro “teste di legno”.
A fronte di tali evidenze, la Direzione distrettuale antimafia di Firenze ha interessato il Tribunale di Lucca al fine di ottenere l’applicazione la confisca dei beni che risultino di derivazione illecita, in quanto “sproporzionati” rispetto al reddito dichiarato da soggetti imputati di gravi condotte delittuose.
La misura di prevenzione, colpendo tre soggetti imputati per reati associativi di grave intensità, consente soprattutto di addivenire ad un effettivo sradicamento, dal territorio Toscano, dell’organizzazione camorristica alla quale gli stessi appartengono, concretizzando l’impoverimento della stessa e tutelando, conseguentemente, gli interessi dell’imprenditoria onesta che, nel presente periodo di grave e persistente crisi economica e finanziaria, può essere più vulnerabile di fronte a tentativi di infiltrazione mafiosa.