Siracusa. Sono stati fermati tre uomini, egiziani, accusati di essere i probabili scafisti dell’imbarcazione arrivata in Sicilia, nel Siracusano, la scorsa domenica.
A condurre l’operazione sono stati gli uomini della polizia e del personale del del Gicic (gruppo interforze di contrasto all’immigrazione clandestina) in seguito allo sbarco avvenuto domenica nel porto commerciale di Augusta, nel Siracusano, di 424 migranti.
I tre sono indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Anche a Pozzallo la polizia ha fermato lo scafista, reo confesso, del barcone con 203 migranti approdato ieri nel ragusano.E’ accusato di aver condotto una fatiscente imbarcazione in legno carica oltremodo di 200 migranti. A finire in manette il tunisino Faouzi Shraibi, 24 anni. Anche per lui l’accusa è di favoreggiamento all’immigrazione clandestina.
Il tunisino, una volta che il cerchio si è stretto attorno a lui, ha raccontato agli investigatori che i 2 mila dollari, suo compenso per la traversata, non erano andati a lui ma alla famiglia. Al termine degli accertamenti di polizia giudiziaria lo scafista è stato condotto in carcere mentre i testimoni sono stati messi in strutture protette in attesa della loro partecipazione al processo.
“Non è stato semplice procedere all’individuazione dello scafista in quanto si era messo in mezzo ad folto gruppo di marocchini fingendosi anch’egli della medesima nazionalità”, racconta il dirigente della squadra mobile Antonino Ciavola. I migranti oltre a descrivere le modalità del viaggio hanno indicato lo scafista visionando le foto di ognuno di loro. L’arrestato ha confessato affermando che i 2000 dollari pattuiti li avrebbero dati a sua mamma in Tunisia”. L’uomo ha aggiunto di averlo fatto perché era senza soldi e voleva aiutare la famiglia, “peraltro elemento che ricorre in tutti gli indagati che confessano a prescindere dal reato commesso”, spiega Ciavola. Al termine degli accertamenti di polizia giudiziaria lo scafista è stato condotto in carcere mentre i testimoni sono stati messi in strutture protette in attesa del processo.