Casapulla – “Il Comune può certamente addossarsi i costi per la fornitura idrica temporanea ad una famiglia disagiata poiché rientra tra i compiti dell’ente quello della tutela dei cittadini in difficoltà. Non può competere al Comune, né tantomeno al sindaco, viceversa, la definizione di una controversia sorta tra privati avente ad oggetto un contratto di locazione”.
Rammaricato e deluso il primo cittadino di Casapulla, Michele Sarogni, che mentre si adoperava per la migliore soluzione del caso, ha visto altri personaggi, intervenuti a vario titolo nella vicenda, andare nella direzione opposta. A ricostruire i fatti è la stessa fascia tricolore. “In primis – afferma Sarogni – vanno chiariti degli aspetti fondamentali, dai quali è impossibile prescindere. Il cittadino extracomunitario risulta cancellato dall’anagrafe dei residenti a Casapulla dal mese di novembre 2014. Ha esibito agli uffici comunali un contratto di locazione per un appartamento sito al piano terra ed in seguito, solo in data 17 agosto 2015, ha presentato nuova richiesta di iscrizione anagrafica dichiarando di abitare al medesimo indirizzo riportato nel contratto ma nell’appartamento sito al piano primo. Per tale incongruenza la pratica risulta ancora in istruttoria. Va ancora evidenziato che i proprietari dell’appartamento in data 10 agosto 2015 hanno formalizzato al Comune idonea istanza di disdetta contrattuale per la fornitura, allegando alla stessa una denuncia di ‘manomissione del contatore idrico’. Gli uffici del Comune di Casapulla hanno, dunque, agito legittimamente su richiesta degli aventi diritto, cioè i proprietari)”.
“Dalla vicenda si denota – ribadisce il primo cittadino – la piena disponibilità del Comune e del sindaco di far fronte ad una esigenza temporanea della famiglia, ma non si può chiedere all’ente pubblico di sostituirsi ad una delle parti in causa, in una vicenda dai contorni squisitamente privatistici. Si è voluto creare clamore intorno ad un caso che avrebbe chiesto semplicemente un minimo di buon senso. In ogni caso presenteremo querela per calunnia, diffamazione e minaccia, nei confronti di chi ha ricostruito artatamente la vicenda usando toni e contenuti che nulla hanno a che vedere con la deontologia professionale o quantomeno con la buona educazione”.