Cominciano a diventare tante, troppe le candeline per Sean Connery che, da primo interprete di James Bond, non perde, nonostante l’età che avanza il suo fascino.
L’attore compie 85 anni. Connery, dopo aver incarnato in sette film l’agente 007, ha vissuto una seconda giovinezza negli anni 80, ottenendo anche un Oscar come miglior attore non protagonista nel 1987 per “Gli intoccabili”. Ha annunciato nel 2006 il proprio ritiro dalle scene dopo avere interpretato il film “La leggenda degli uomini straordinari”.
Una carriera straordinaria la sua, quasi azzoppata dal personaggio che gli ha permesso di mettersi in luce. Perché se non fosse stato per le doti di attore fuori dal comune, il peso che James Bond gli ha messo sulle spalle sarebbe stato letale, imprigionandolo per sempre in un unico carattere. Sette film, da “Licenza di uccidere” (1962) a “007 Una cascata di diamanti” (1971), pur inframezzati da capolavori come “Marnie” di Hitchcock o “La collina del disonore” che negli anni 60 fanno di Sean Connery il James Bond per antonomasia. Tanto che il suo primo sostituto, George Lazenby, viene giubilato dopo una sola pellicola e Connery richiamato a furor di popolo.
Ma è un fuoco di paglia, per lui Bond è diventato un peso e pur di liberarsene è disposto ad affrontare un decennio difficile come gli anni 70. Pochi film di valore (“Il vento e il leone”, “L’uomo che volle farsi re” e “Assassinio sull’Orient-Express”), mentre resta memorabile più che altro il suo look in “Zardoz”, film di fantascienza dove si presenta calvo, con baffoni e slippini. Ma poi arriva la seconda vita di Connery. E, guarda un po’, ancora grazie a 007. Nel 1983 “Mai dire mai”, remake di “Thunderball – Operazione tuono” lo riporta sulla breccia e da lì non scende più. “Higlander – L’ultimo immortale”, “Il nome della rosa”, “Il presidio – Scena di un crimine” sono alcuni tra i primi successi. “Gli intoccabili” gli vale l’Oscar, l’unico della carriera, “Indiana Jones e l’ultima crociata” un ruolo indimenticabile, tutto giocato su bravura e ironia.
Il successo continua anche negli anni 90 con ruoli diversissimi tra loro, a dimostrare la sua duttilità, e spesso l’interpretazione di Connery è l’unica cosa per cui valga la pena vedere alcune pellicole. In “Sono affari di famiglia” è accanto a Dustin Hoffman, in “Sol Levante” è un elegante e astuto poliziotto, in “Robin Hood” Re Riccardo cuor di Leone. Dopo “La leggenda degli uomini straordinari” (2003) decide di dare l’addio alle scene. Un po’ perché il mondo di Hollywood non fa più per lui, un po’ perché, dice, “la pensione è troppo bella”.