Brescia – Una svolta clamorosa nell’indagine sul duplice omicidio di Franco Seramondi e della moglie Giovanna Ferrari, uccidi a fucilate nella loro pizzeria a Brescia.
A confessare sarebbero stati, infatti, i due killer, un pakistano e un indiano, che gestiscono un’attività di ristorazione poco lontano dalla pizzeria dei due coniugi assassinati. A fermare i due uomini sono stati gli agenti di Polizia, che hanno rinvenuto anche l’arma utilizzata per l’omicidio: un fucile a canne mozze.
I due fermati sono inchiodati dal motorino a piccola cilindrata identificato con certezza grazie ad alcuni numeri della targa immortalati dalle telecamere.
“Lo abbiamo ucciso perché ci faceva concorrenza – avrebbero detto i killer al momento dell’interrogatorio – Non potevamo lavorare. Aveva il monopolio di pizza e brioches a Brescia”. Da chiarire il movente: la prima versione, ossia che l’omicidio sia legato alla “concorrenza” tra commercianti vicini, non convince del tutto gli investigatori guidati dal questore Carmine Esposito e dal capo della mobile Giuseppe Schettino. Alla base del duplice omicidio ci potrebbero essere anche ragioni economiche. Un debito, forse, che i killer avevano con le vittime, oltre alla querelle legata alla cessione del negozio “Dolce & salato” avvenuta nel 2011 per circa 200 mila euro.
Le indagini hanno dunque preso una diversa direzione rispetto all’ipotesi iniziale di una possibile vendetta della malavita per far pagare a Seramondi le sue denunce contro lo spaccio di droga nel quartiere. I due stranieri, prelevati a Casazza, nel Bergamasco, sono stati portati in questura a Brescia e interrogati dal pm Valeria Bolici che indaga sull’omicidio e che ha poi deciso il fermo. Il pakistano e l’indiano conoscevano bene la vittima: da lui avevano rilevato il suo precedente locale “Dolce e Salato”, non distante alla pizzeria, poi fallito. Sembra che i rapporti tra Seramondi e i suoi killer abbiano iniziato ad incrinarsi nel 2010 quando un’ordinanza del Comune di Brescia obbligava la proprietà del “Dolce e Salato” a chiudere alle 22, per motivi di ordine pubblico, mentre vicina la pizzeria “da Frank” poteva rimanere aperta tutta la notte. Ora, pare che gli assassini dovessero ancora del denaro ai vecchi titolari, ma non erano più in condizioni di pagare.
Marco Seramondi, figlio della coppia, alla notizia del fermo è intervenuto sulla sua pagina Facebook in risposta ai tanti commenti che stavano arrivando: “Ragazzi. Stiamo calmi. Io non ho alcuna conferma diretta – ha scritto – Comunque sia voglio giustizia e non vendetta. Vi prego non fate cazzate”.
Non si è fatto attendere anche il commento di Angelino Alfano che da ministro dell’Interno ha dichiarato: “Abbiamo fermato i due esecutori materiali del duplice delitto della pizzeria Frank. Il presidio dello Stato funziona, è attivo ed è efficace e rafforza il senso di sicurezza e di protezione nei cittadini”. Di segno diverso il commento di Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia, tra i primi a prendere posizione: «Brescia, gli assassini due asiatici? No comment…”. Toni forti anche dal leader della Lega, Matteo Salvini: “Ormai in Italia siamo alla follia – ha scritto sulla propria Facebook -. Se fosse vero, galera a vita, meglio al loro Paese, per i due bastardi”. “A casa loro li avrebbero messi al muro”, ha invece chiosato su Twitter il presidente della regione Lombardia, Roberto Maroni.