Roma – Il tetto agli stipendi dei commessi di Montecitorio è in bilico. La commissione giurisdizionale per la tutela dei dipendenti di Montecitorio ha bocciato la parte di delibera del 2014 sui tetti agli stipendi dei dipendenti della Camera relativa ai limiti introdotti agli i stipendi dei dipendenti di `livello più basso´, come i commessi, i documentaristi, e gli addetti al bar.
Se l’appello contro la sentenza della commissione – composta da deputati, quasi tutti del Pd – non ribalterà la decisione assunta, l’effetto sarà che mentre i funzionari di alto livello a fine carriera avranno uno stipendio lordo annuo pari a 240 mila euro, come prevede appunto la delibera del 2014, un documentarista a fine carriera avrà uno stipendio praticamente simile, pari cioè a 237 mila euro.
Il che vuol dire che mentre per i consiglieri parlamentari – i funzionari di alto livello – non ci sarà più possibilità di aumentare il proprio stipendio con gli anni, ciò sarà ancora possibile per i dipendenti semplici, come ad esempio i commessi. L’altro effetto che potrebbe produrre la sentenza andrebbe a incidere direttamente sui risparmi calcolati nel bilancio della Camera: prima della sentenza i risparmi previsti erano pari a 60 milioni di euro in 4 anni. Gli effetti della sentenza produrrebbero una diminuzione a quota 13 milioni di euro.
Sulla questione è intervenuta su Facebook la presidente della Camera, Laura Boldrini, che ha spiegato: “Sono saltati i tetti agli stipendi dei dipendenti della Camera? Non è vero. L’Ufficio di presidenza, all’unanimità, martedì ha subito fatto appello contro la decisione della Commissione giurisdizionale di primo grado di Montecitorio – cioè l’organo interno addetto ai ricorsi del personale – che aveva giudicato illegittimi i cosiddetti sottotetti, cioè le soglie massime di compenso annuale per le categorie diverse dai consiglieri parlamentari. La sentenza, dunque, sarà presto riesaminata”.