Catania – Alfio Longo non è stato ucciso da un rapinatore nella sua villa di Biancavilla, ma dalla moglie, Vincenzina Ingrassia. La donna ha confessato l’omicidio ed è stata fermata dai carabinieri di Catania.
La rapina, in realtà, era una messa in scena per camuffare il delitto, giustificato dalla donna per gli “scatti violenti” del marito 67enne che era “stanca di subire”. La sera precedente all’omicidio, sempre secondo il suo racconto, era stata picchiata al culmine dell’ennesima lite coniugale. Così, la notte, decideva di ucciderlo nel sonno utilizzando lo stesso ciocco di legno preso dal camino con il quale il marito l’aveva percossa.
Alle 5 del mattino era stata proprio lei ad allertare i vicini della casa situata alle pendici dell’Etna e le forze dell’ordine, alle quali aveva fornito una ricostruzione fasulla, riferendo che due uomini erano entrati nell’abitazione a volto coperto, costringendola a legare il marito e poi legando lei; poi il marito aveva reagito e, dopo aver detto di aver riconosciuto i banditi, questi lo avevano ucciso a colpi di legno al capo”.
Ma per i carabinieri erano troppe le incongruenze nel racconto della Ingrassia. Moglie e marito, infatti, tenevano nella villetta molti cani, anche randagi, ma nessuno quella notte nessuno li aveva sentiti abbaiare. Era strano, poi, che i rapinatori avessero preso di mira una casa di persone non ricche. E ancora il bottino: poche centinaia di euro, la fede dell’uomo e non quella della donna. Tutti particolari che hanno fatto dubitare i militari dell’Arma. La donna, dopo l’interrogatorio, è crollata e ha raccontato la verità.