Bruxelles – Bruxelles è chiara: “Sull’immigrazione servono regole comuni”, un monito in vista del vertice d’emergenza che si terrà il 14 settembre.
Portavoce della questione è stato il primo vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans. “Serve andare rapidamente – ha affermato – verso regole europee comuni sulla richiesta d’asilo, sapendo che solidarietà e responsabilità sono principi indissolubili”. “E’ necessario – ha, inoltre, aggiunto – accelerare le procedure di registrazione”. Timmermans si è soffermato anche sul fronte morale e umano: “Non dobbiamo lasciare la “porta aperta a xenofobia e populismo. Alla strada di ciascuno per se stesso. Ciascuno per se stesso non ha mai portato a risultati positivi”.
Concorde a questa dichiarazione è la cancelliera tedesca Angela Merkel, che appare solidale ai problemi del governo italiano. “C’è un grande accordo – ha detto la Merkel a Berlino – sul fatto che l’Italia debba essere aiutata nella crisi dei profughi. Non è possibile che i tanti migranti che arrivano in Italia ci restino. L’Europa deve muoversi complessivamente: i paesi Ue devono condividere la responsabilità della tutela del riconoscimento del diritto di asilo. Bisogna avere un sistema equo di quote”.
La cancelliera, durante la conferenza, ha poi concentrato l’attenzione sulla propria nazione: “Il mondo vede la Germania come un paese di speranza e di chance, ma non è sempre stato così”.
A proposito della gestione dell’emergenza profughi ha poi invocato “flessibilità” da parte della Germania, ricordando che il Paese l’ha dimostrata in diverse occasioni: “nel salvataggio delle banche, nell’uscita dal nucleare”. “Serve coraggio”, ha aggiunto, ribadendo che non esiste tolleranza per chi non rispetta la dignità dei richiedenti asilo.
Intanto, arriva un rimprovero all’Ungheria. Una portavoce della commissione Ue ha, infatti, dichiarato: “Le barriere non mandano il messaggio giusto e la Commissione Ue non incoraggia l’uso di muri ma di altri mezzi” per la sorveglianza delle frontiere. Tuttavia, si è chiarito che questa resta una “competenza nazionale” per cui Budapest non incorre in “nessuna conseguenza legale”.