Palermo – Sei egiziani, sbarcati a Palermo giovedì scorso con centinaia di migranti, sono stati arrestati dalla polizia in quanto presunti scafisti dell’imbarcazione soccorsa in acque internazionali dalla nave Diciotti della Capitaneria di porto.
A permettere la loro individuazione sono stati, come spesso accade, i racconti degli stessi migranti i quali hanno anche descritto le drammatiche condizioni di salute e di pericolo che hanno vissuto durante il viaggio. Secondo i loro racconti, durante la navigazione, decine di donne e bambini sarebbero stati chiusi a chiave sotto coperta e fatti uscire soltanto dopo il pagamento, da parte dei parenti, di un ulteriore cospicuo importo quale riscatto.
Sono accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina i sei egiziani fermati dalla polizia di Palermo in quanto presunti scafisti dell’imbarcazione soccorsa il 19 agosto a 160 miglia da Capo Passero dalla nave Diciotti della Capitaneria di porto.
I sei sono Mustopha Taysir, Solah Ahmed, Mohammud Alli, Mohammed Abdella, Mohammed Taysir e Ala Mohamed Shafi ed hanno un’età compresa tra i 42 e i 24 anni.
L’imbarcazione trasportava 432 migranti, tra siriani, egiziani, palestinesi, iracheni, etiopi, eritrei, somali e sudanesi: 359, di cui 60 donne e 56 bambini, sono arrivati a Palermo la mattina del 20 agosto, mentre gli altri 73 sono stati fatti sbarcare a Taranto.
Secondo le testimonianze raccolte, l’imbarcazione sarebbe partita dall’Egitto e non come solitamente accade dalla Libia. I migranti avrebbero pagato duemila dollari ciascuno per salire su un’imbarcazione che avrebbe potuto ospitare al massimo una trentina di persone e su cui invece ne sono state caricate oltre 400.
Sembrerebbe inoltre che solo una protesta dei migranti, perplessi sulla capacità del natante di trasportare così tante persone, avrebbe costretto gli scafisti a ‘ridurre’ il numero di passeggeri a 432 rispetto ai previsti 550.