Recale – Non si placa la polemica sulla politica finanziaria della giunta Vestini. Contro la contestata tariffa Tari 2015 scende in campo anche il circolo cittadino del Partito Democratico, che venerdì 11 settembre, alle 18, terrà nella Biblioteca comunale un dibattito pubblico per rivendicare una correzione di rotta.
«Anche quest’anno – evidenzia il segretario Pd Enzo De Angelis – i nostri concittadini si sono visti recapitare bollette Tari esagerate, con cifre ben più alte della media nazionale. Le proposte del comitato cittadino “Tari da rifare” sono state recepite solo in minima parte dall’Amministrazione. Bisogna riconoscere al Comitato il merito di aver strappato la riduzione degli esborsi più gravosi e un certo riequilibrio nella ripartizione degli importi. La delibera che stabilisce le tariffe, tuttavia, è ben lontana dall’essere accettabile: i calcoli si basano su dati opinabili e a volte contraddittori, permane uno squilibrio degli importi ai danni delle utenze familiari, manca qualsiasi riferimento alle modalità e alla qualità del servizio e, soprattutto, non c’è nessun elemento di analisi dell’andamento della raccolta. Non dimentichiamo che, a fronte di una delle bollette più salate d’Italia, il nostro Comune può sfoggiare un misero 54,17% di raccolta differenziata, piazzandosi al 176esimo posto della graduatoria “Comuni ricicloni della Campania” stilata da Legambiente per il 2015».
Anche Michele Lasco, del Direttivo cittadino del Pd, boccia senza esitazioni il provvedimento: «Il problema è che il Piano economico e finanziario su cui si basa la delibera presenta punti critici tali da mettere in discussione la correttezza dell’approvazione. Innanzitutto contiene solo cifre aggregate e non dettaglia le spese voce per voce, rendendo impossibile verificare quanto si incassa e come e perché si spende. Inoltre mancano del tutto le informazioni previste dall’articolo 13 del Regolamento comunale Tari. In particolare, non sono indicati gli scostamenti che si siano eventualmente verificati rispetto al Piano dell’anno precedente e le relative motivazioni. Oltre a rappresentare un grave difetto di trasparenza verso il cittadino – conclude Lasco – queste mancanze impediscono agli stessi amministratori di individuare i punti deboli del processo e i possibili correttivi, esponendo i cittadini a pagare anche le inefficienze e i servizi non resi».