Catania – Un’area recintata, attrezzata come una vera e propria stazione di servizio, nella quale veniva venduto gasolio di contrabbando. È ciò che, ancora una volta, hanno scoperto i finanzieri del Comando Provinciale di Catania impegnati negli ordinari controlli a contrasto delle frodi sui prodotti petroliferi.
L’operazione delle Fiamme Gialle è scattata di notte a seguito dei dispositivi di monitoraggio attuati sulle aree del territorio etneo considerate “a rischio” di traffici illeciti in quanto abituali luoghi di sosta per autoarticolati e prossime agli svincoli autostradali.
A richiamare l’attenzione degli investigatori del Nucleo di Polizia Tributaria verso una zona adiacente al centro commerciale “Porte di Catania”, sono stati due grossi autoarticolati telonati sorpresi mentre accedevano a un’area isolata e protetta da due cancelli elettrici e da alcuni cani da guardia.
L’intervento dei finanzieri ha consentito di sorprendere sul piazzale alcuni soggetti intenti a trasbordare prodotto petrolifero dai camion in grosse cisterne. Le successive perquisizioni hanno portato al sequestro dei due autoarticolati, di 53mila litri di gasolio – contenuto in recipienti da mille litri e importato illegalmente dalla Slovenia -, del magazzino utilizzato per lo stoccaggio del carburante, delle attrezzature per il travaso del prodotto, di alcune cisterne e di un grosso serbatoio dotato di pistola erogatrice e contalitri.
I due autotrasportatori, un croato e uno sloveno, e altri cinque soggetti catanesi presenti, fra cui i proprietari dell’area, sono stati tratti in arresto per contrabbando.
Ancora una volta è stato appurato che gli autoarticolati costituiscono oggi il mezzo più utilizzato per il trasporto di prodotto petrolifero di contrabbando, in quanto le autocisterne sono normalmente sottoposte a mirati controlli su strada. Il gasolio è, dunque, caricato in grossi recipienti a bordo di camion telonati e viaggia accompagnato da documenti di trasporto che ne attestano falsamente la natura di “olio lubrificante” e indicano una falsa destinazione.
Questi illeciti, oltre a determinare ingenti perdite di gettito per l’erario, creano un vero e proprio mercato nero dei carburanti a danno degli operatori onesti, i quali subiscono la concorrenza sleale di chi può abbassare i prezzi, distorcendo in tal modo le regole del mercato.
Il prezzo medio di vendita del gasolio di contrabbando, come accertato nell’ambito di numerose indagini, è inferiore di circa 20 – 25 centesimi per litro a quello praticato dai distributori regolari. Il risparmio per gli utenti, per lo più autotrasportatori, non tiene conto, tuttavia, dei rischi di danni meccanici che il prodotto – di scarsa qualità e non rispondente agli standard di sicurezza – può causare.
I maggiori profitti di questo traffico illecito vanno ai venditori del carburante, i quali possono contare su un prezzo di acquisto di circa il 60% inferiore a quello della regolare rete di distribuzione.
Non vanno, infine, trascurati gli enormi rischi legati al trasporto e ai travasi del prodotto, che avvengono senza alcuna precauzione antincendio e di sicurezza, mettendo a repentaglio l’incolumità anche di chi è intento ad acquistare ovvero si trova comunque nelle vicinanze.