Bruxelles – Un vertice europeo straordinario sulla questione migranti, tenutosi a Bruxelles, ha sancito che entro il prossimo novembre partiranno hotspot, ricollocamenti e ritorni gestiti dall’Unione europea.
La notizia è stata diffusa dal premier Matteo Renzi che ha dichiarato: “Notte importante per l’Italia. Fino a qualche mese fa, quando dicevamo che questa questione riguardava tutti, ci guardavano male”.
“Da qui alla fine dell’anno, dandoci l’obiettivo ambizioso di novembre 2015, tutti i Paesi hanno la possibilità di dare una mano e non soltanto sugli hotspot, ma anche sulla relocation, cioè la divisione dei richiedenti asilo e dei profughi, e sui ritorni, non gestito dai singoli paesi ma dall’Unione europea e dalla Commissione. Mi sembra un passo avanti molto significativo”, ha aggiunto.
“E anche il superamento del trattato di Dublino è nei fatti. Naturalmente va gestito perché ci sono le opinioni pubbliche dei singoli paesi. Ma è come la flessibilità: un passettino alla volta ci arriviamo”, ha proseguito Renzi.
“Per noi non è questione di soldi, ma di principi. L’Italia dà ogni anno circa 20 miliardi alla Ue e ne riceve circa 12, quindi per noi non è un problema di soldi, ma di ideali, e ora il problema dell’immigrazione riguarda tutte le istituzioni europee”, ha concluso.
Angela Merkel: “Una soluzione completa non c’è ma abbiamo fatto un necessario passo avanti”.
Donald Tusk, presidente europeo: “Sugli hotspot abbiamo avuto una buona discussione. Saranno messi in atto entro la fine di novembre, ed è molto importante che ora abbiamo raggiunto una data certa. In questo modo, si è messa fine a questo gioco rischioso del biasimo reciproco e per questo il vertice è stato un momento simbolico”.
“L’ondata più grande di profughi deve ancora arrivare – dice Tusk – è chiaro a tutti che non possiamo continuare come prima, con porte e finestre aperte”.
Alfano a Radio1 Rai: “Siamo a un punto di collaborazione sulla questione migranti mai toccato prima in Europa. Resta in noi il retrogusto amaro di pensare che la svolta sia giunta a seguito di quel bambino restituito dal mare e raccolto sulla spiaggia, oppure dei venti morti in un tir a Vienna. È un retrogusto forte ma adesso l’importante è essere arrivati al risultato: il regolamento di Dublino è saltato”.
“Abbiamo visto riconosciuto un principio di condivisione che a lungo è stato sostenuto solo dall’Italia. Al posto di quanto dice il trattato di Dublino, secondo il quale ognuno deve tenersi i suoi migranti, si è affermato il principio di una equa ripartizione in tutta Europa, con 40mila migranti presenti nel nostro Paese che andranno in altri luoghi. Certo dobbiamo rendere questo nuovo assetto permanente, non occasionale, e sarà la nostra prossima battaglia. Ma sono convinto che, forti della razionalità che ispira le nostre mosse, ce la faremo. D’altra parte, se esiste un diritto di circolazione europeo deve esistere anche un diritto di asilo europeo”.
“Come ho ribadito con forza ai miei colleghi ministri degli Interni nel vertice europeo di due giorni fa – ha aggiunto – resta fondamentale dividere i migranti economici dai richiedenti asilo. Chi entra illegalmente deve essere rimpatriato e chi scappa dalle guerre deve essere accolto. Così facendo, avremo molti migranti da rimpatriare e questo, accanto alla equa distribuzione in Europa degli aventi diritto lo status di rifugiato, è un altro pilastro importante”.
“L’Italia – prosegue – è un Paese dal cuore grande: se c’è da intervenire per salvare qualcuno in mare lo facciamo e lo faremo sempre. Poi, però, dobbiamo distinguere tra profughi da accogliere e irregolari da rimpatriare. E qui sorge il problema, perché il meccanismo dei rimpatri talvolta è farraginoso e inefficace. Se noi mettiamo una persona su un aereo per riportarla da dove è venuta ma poi non ci fanno atterrare, o non ci sono accordi di riammissione fra l’Italia e quel Paese, tutto salta. Ora deve essere l’Europa a farsi carico di firmare questi accordi di riammissione e, se occorre, deve utilizzare anche la leva economica. Cioè, se un Paese non accetta il rimpatrio dei propri connazionali, l’Europa negherà a questo Paese gli aiuti economici della cooperazione internazionale”.
“Occorre in qualche modo subordinare il sostegno economico all’accettazione delle norme sul rimpatrio. Ma è una strategia che deve attuare l’Europa, forte della rappresentanza di milioni di cittadini”.