“Alla fine lo Stato islamico perderà, perché non ha niente da offrire alle persone, se non una vita rigida e brutale”. Non usa mezze parole Barack Obama, aprendo i lavori del summit sul contrasto a terrorismo ed estremismo.
“Non siamo coinvolti solo in una campagna militare”, ha sottolineato ancora il presidente americano. “Le cose che si esprimono oggi nell’Is sono cresciute in decenni. Ma sono ottimista, perché in Iraq e Siria lo Stato islamico è circondato da una coalizione impegnata e determinata alla sua distruzione”, ha spiegato riferendosi agli alleati che stanno bombardando i territori controllati dallo Stato Islamico e all’impegno nell’opera di contro propaganda.
“Isis non ha niente da offrire se non morte e sofferenza”. Il presidente ha annunciato anche l’ingresso nella coalizione anti Isis della Nigeria, della Tunisia e della Malesia. Salgono dunque a 60 i paesi impegnati contro lo Stato Islamico. La sconfitta dello Stato Islamico passa dunque da questa strategia. “E’ un lavoro che richiederà tempo”, ha avvisato il presidente specificando che non si tratta di una “battaglia convenzionale” ma di una lotta contro la loro “ideologia”.
Obama ha condannato anche la strumentalizzazione da parte dei jihadisti della religione, spesso trasformata in leva di forza per il reclutamento. Ma anche le stragi compiute dai miliziani in nome di Dio. “L’estremismo violento non è appannaggio di una fede nessuno dovrebbe essere bersaglio per via della propria fede”.
Sulla vicenda è intervenuto anche il premier italiano, Matteo Renzi, intervenendo al summit sul terrorismo e l’estremismo a New York: “Voglio offrire il supporto dell’Italia all’iniziativa americana del presidente Obama contro il terrorismo. Sono sicuro che prevarremo”.
Obama ha ribadito che “sconfiggere lo Stato Islamico in Siria esige un nuovo leader”, confermando come sia sua “convinzione” il fatto che l’annientamento dei jihadisti passa necessariamente per l’uscita di scena di Bashar al-Assad: una presa di posizione che appare destinata ad acuire ancora di più le frizioni con il Cremlino, alleato storico del regime di Damasco. Tanto più che il presidente americano l’ha assunta davanti a un centinaio di capi di Stato e di governo proprio all’inizio del vertice anti-terrorismo, apertosi in giornata al Palazzo di Vetro a margine dei lavori per la settantesima sessione ordinaria dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. “Si tratta di un processo complesso e noi”, ha nondimeno aggiunto il capo della Casa Bianca, “per trovare una soluzione politica siamo pronti a collaborare con tutti i Paesi, Russia e Iran compresi”.
Il segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, è intervenuto invece sulla questione dei foreign fighters: “La minaccia posta da gruppi estremisti come l’Isis sta crescendo, i dati dell’Onu mostrano un aumento del 70% dei cosiddetti foreign fighter da oltre cento Paesi verso le regioni di conflitto”.