Roma – “Visto che Chiti ora parla di senatori che siano consiglieri regionali e sindaci, passo avanti rispetto a prima, io faccio una proposta: ok ad una riapertura chirurgica all’emendabilità dell’art.2 della riforma, ma solo a patto che ci sia alla base un accordo forte e leale”. A dirlo è il vicepresidente del gruppo Pd al Senato, Giorgio Tonini, molto vicino al premier Matteo Renzi.
Tonini indica dunque come percorribile la strada dei “consiglieri-senatori” proposta da Vannino Chiti per i componenti del nuovo Senato così come uscirebbe dalle riforme in discussione a palazzo Madama. “Sarebbe saggio verificare con serietà politica e onestà intellettuale questa ipotesi. La stessa serietà e la stessa onestà che dovrebbero portarci, nel caso constatassimo insieme l’impraticabilità tecnica e politica della proposta avanzata da Chiti, a convergere uniti, tutti uniti, sul bene possibile, che è sempre da preferire all’ottimo impossibile. Si tratterebbe in sostanza, alle elezioni regionali, di eleggere, insieme al presidente (che sarebbe opportuno a questo punto fosse il primo senatore della Regione), i consiglieri regionali e, distintamente, i consiglieri-senatori, secondo modalità stabilite dalle leggi elettorali regionali. I senatori-sindaci resterebbero eletti dai consigli regionali”, scrive ancora Tonini sul suo blog sull’Huffington Post.
Tonini sottolinea che la proposta Chiti “evita la innegabile tortuosità (che beninteso non significa contraddittorietà) di stabilire, all’articolo 2, un principio di elezione indiretta dei senatori da parte dei consigli regionali, che verrebbe poi sviluppato, in un articolo successivo, con la previsione nella legge elettorale di un meccanismo di indicazione da parte degli elettori”, anche se vede “resta lo scoglio tecnico-politico di dover riaprire, con una evidente forzatura del regolamento, all’emendabilità per quanto chirurgica di un comma dell’articolo 2”.
L’accordo tra i renziani e la minoranza interna sulla riforma del Senato potrebbe evitare che il presidente del Senato, Pietro Grasso, sia costretto a decidere contro l’uno o contro l’altro sulla questione della possibile emendabilità dell’articolo 2 della riforma. Questo articolo infatti, nella sua formulazione attuale, stabilisce che i senatori non possano essere eletti direttamente, tesi sostenuta dalla maggioranza Pd. Se Grasso decidesse di riaprire la possibilità di emendare l’articolo la riforma tornerebbe in gran parte al punto di partenza.