Napoli – Il ricordo di Giancarlo Siani, cronista ucciso dalla camorra trent’anni fa, riporta l’attenzione alla situazione in cui vivono molti giornalisti italiani, minacciati di morte solo per fare il proprio lavoro, spesso fatto nel precariato e per pochi soldi.
Il giornalista Sandro Ruotolo, intervenuto al Suor Orsola Benincasa per ricordare la figura di Siani, sa bene cosa significa subìre intimidazioni e vivere sotto scorta.
“Dall’inizio del 2015 – spiega l’inviato di ‘Servizio Pubblico’ – ci sono state 187 minacce contro i giornalisti. Dal 2006 sono stati 2351 casi di intimidazioni o minacce, dai proiettili nelle buste alle auto incendiate. Un giovane collega in Sicilia è stato picchiato da un capomafia e oggi vive a Roma e anche lui, come me e altri nove giornalisti italiani, siamo protetti dallo Stato”.
“Questo ci dice – sottolinea Ruotolo – che oggi le mafie attaccano un articolo fondamentale della Costituzione, l’articolo 21, ossia la libertà di informare ed essere informati”.