Roma – Ha rinunciato alla cattedra di psicologia all’istituto superiore Einaudi di Roma, Giovanni Scattone, dopo aver scontato la pena di 5 anni e 4 mesi per l’omicidio di una studentessa.
Il professore era accusato della morte della giovane Marta Russo, colpita da un proiettile mentre passeggiava nel cortile dell’università La Sapienza della capitale, il 9 maggio del 1997. Dopo aver scontato la pena, l’uomo si era detto pronto per tornare all’insegnamento ma ora fa un passo indietro.
L’assegnazione della cattedra aveva suscitato nei giorni scorsi molte polemiche. “Mi si vuole impedire di vivere una vita normale – ha dichiarato il 47enne – Se la coscienza mi dice di poter insegnare, la mancanza di serenità mi induce a rinunciare all’incarico”.
“Con grande dolore ed amarezza – ha aggiunto, assistito dall’avvocato Giancarlo Viglione – ho preso atto delle polemiche che hanno accompagnato la mia stabilizzazione nella scuola con conseguente insegnamento nell’oramai imminente anno scolastico. Il dolore e l’amarezza risiedono nel constatare che, di fatto, mi si vuole impedire di avere una vita da cittadino normale. La mia innocenza, sempre gridata è pari al rispetto nei confronti del dolore della famiglia Russo. Ho rispettato, pur non condividendola, la sentenza di condanna. Quella stessa sentenza mi consentiva, tuttavia, di insegnare. Ed allora sarebbe stato da Paese civile rispettare la sentenza nella sua interezza”.
“Ho sempre ritenuto – spiega Scattone – che per essere un buon insegnante si debba anzitutto essere persona serena. Oggi, in ragione di queste polemiche, non ho più la serenità che mi ha contraddistinto nei dieci anni di insegnamento quale supplente: anni caratterizzati da una mia grande soddisfazione anche e soprattutto legata al costruttivo rapporto instauratosi con alunni e genitori. Così questo Paese mi toglie anche il fondamentale diritto al lavoro. Dopo la tragedia che mi ha colpito, solo la speranza mi ha dato la forza di andare avanti. Anche oggi vivrò con la speranza che un giorno la parte sana di questo Paese, che pure c’è ed è nei miei tanti ex alunni che in questi giorni mi sono stati vicini e nella gente comune che mi ha mostrato tanta solidarietà possa divenire maggioranza”, ha concluso.
“Sono soddisfatta, soprattutto per i ragazzi. È stata fatta giustizia – ha detto la mamma della vittima – Sono contenta per gli studenti che non avranno come insegnante una persona così inadatta ad essere educatore. Evidentemente si è sentito pressato. Ormai lui una vita se l’è rifatta, Marta non ha avuto questa possibilità. La nostra piccola battaglia ha vinto, ha dato i suoi frutti”.