Il CNS (Consorzio Nazionale Sicurezza) apre le porte della sede di Casandrino per presentare un progetto innovativo sulla sicurezza. Alla presenza del Questore di Napoli Guido Marino, del Rettore Dell’Università Federico II Gaetano Manfredi, del capo Dipartimento di Ingegneria elettrica e delle Tecnologie dell’Informazione Giorgio Ventre, del Presidente dell’Eav la holding del trasporto pubblico in Campania Umberto De Gregorio, del vicepresidente dell’OSSIf (Centro di Ricerca dell’ABI sulla Sicurezza Anticrimine) Marco Iaconis, del Direttore Generale della Federazione Nazionale Imprese Elettrotecniche ed Elettroniche Maria Antonietta Portaluri, del capo della Squadra Mobile di Napoli Fausto Lamparelli, del Sindaco di Casandrino Antimo Silvestre e di numerosi security manager della banche.
A fare gli onori di casa Antonio Romano, presidente del CNS e il consigliere di amministrazione Giuseppe Di Cinto. “Sono emozionato, grazie per la possibilità che ci date di presentare il nostro progetto – ha esordito il Presidente Romano. Respiriamo un’aria piena di energia di uomini e donne dello Stato, delle aziende, delle associazione, dei comuni e della ricerca che quando si incontrano aumentano la loro forza, dando luogo a meccanismi virtuosi che partono da questa regione”.
“Siamo orgogliosi di avere sul nostro territorio un’eccellenza simile – ha dichiarato il sindaco di Casandrino Antimo Silvestre – che è sicuramente un valore aggiunto. Noi come Comune abbiamo attivato una serie di servizi di rete e devo dire che ci sentiamo più sicuri. La nostra cittadinanza sa che davanti ad eventi negativi possiamo avvalerci di questi strumenti che ci aiutano ad intervenire meglio sul nostro territorio. Da quando ci siamo affidati al CNS in non più di otto mesi abbiamo elevato circa 300 contravvenzioni amministrative per reati ambientali”.
Ad illustrarci il progetto che il CNS sta sviluppando in collaborazione con la Federico II è Giuseppe Di Cinto. “Oggi qualsiasi dispositivo elettronico di protezione è basato sulla raccolta di segnali di campo che rilevano un’intrusione all’interno di un perimetro, così come catturano un’immagine per poterla analizzare e capire se contiene un elemento di pericolo. Quindi da una parte c’è un’azione di sorveglianza attraverso la visione delle immagine, dall’altra c’è la raccolta di segnali che vengono da sensori posizionati in maniera finalizzata a raccogliere elementi di disturbo classificati come insicuri. La raccolta di tutti questi segnali che vengono dai sensori, oggi avviene attraverso il dirottamento verso una centrale operativa che analizza queste informazioni e decide se è il caso di innescare azioni di contrasto o di assistenza. L’operazione che compie è sempre la stessa, perché non fa altro che raccogliere informazioni per far intervenire altri. Questo traffico di informazioni va a finire nella cosiddetta centrale allarmi video che ha un costo di acquisto, di manutenzione, di rotazione perché soggetta ad obsolescenza. Qui interveniamo noi. stiamo collaudando con l’aiuto dell’Università degli Studi di Napoli una soluzione si hardware che software che rende inutile la centrale di allarme. Quando rimuoveremo questa centrale ci sarà un risparmio nel sistema bancario di 200 milioni l’anno perché si risparmiano le quote di ammortamento dell’acquisto delle centrali e il 50% dei costi di manutenzione. Questa riduzione non incide sui ricavi delle aziende che fanno manutenzione perché è orientata esclusivamente al recupero di efficienza”.
I tempi di virtualizzazione della centrale di allarme sono brevi. Dal CNS fanno sapere che nel giro di pochi mesi il prodotto sarà lanciato sul mercato.