Cesa – Il Ministero dell’Economia e Finanze, con nota numero 43586 del 22 settembre 2015, faceva rilevare al Comune di Cesa che, nel deliberare sull’addizionale comunale Irpef, non aveva rispettato la suddivisione in cinque scaglioni previsti per legge, ma aveva solo previsto una generica esenzione per il primo scaglione.
Si chiedeva, pertanto, al Comune l’adeguamento alla legge entro quindici giorni, trascorsi i quali il Ministero avrebbe potuto impugnare la delibera davanti al Tar, chiedendo la decadenza e quindi il Comune sarebbe rimasto senza addizionale per l’anno in corso.
Questo rischio purtroppo è reale, perché il Comune ha lasciato trascorrere i quindici giorni senza rettificare la delibera. La delibera presentata al Consiglio del 6 ottobre scorso non rispondeva ai requisiti richiesti dal Ministero e quindi è stata ritirata.
Non bisogna essere esperti di bilancio o di finanze per capire quello che la diffida del Mef chiedeva e che riportiamo:
“Al fine di ripristinare la legittimità dell’imposizione, codesto Ente, ferma restando la previsione dell’esenzione per i contribuenti il cui reddito complessivo non superi i 15mila euro, dovrà stabilire, per i redditi complessivi superiori a tale soglia, l’applicazione dell’imposta sull’intero reddito secondo i medesimi cinque scaglioni previsti per l’Irpef dall’articolo 11, comma1 del Dpr 22 dicembre 1986, n.917, compreso ovviamente il primo comprendente la parte di reddito fino a 15mila euro”.
Tradotto in lingua cesana, forse più familiare ai nostri esperti amministratori, significa che nella delibera andava specificato, oltre all’esenzione per coloro che avessero un reddito fino a 15mila euro, per quelli che avessero un reddito superiore ai 15mila euro la corrispondente aliquota per il primo scaglione (0 – 15mila).
Nessuna cosa da Nobel per l’economia ma un passaggio piuttosto semplice che evidentemente è sfuggito. Provvediamo, dunque noi, da semplici scolaretti quali siamo, a suggerirlo ai professoroni.
Il gruppo consiliare “Cesa C’è”