Aversa – Laboratorio didattico “Prof Corradino Motti”. Questa la scritta che campeggia all’ingresso del laboratorio multidisciplinare della facoltà di biotecnologia dell’Università degli studi di Teramo. Corradino Motti, aversano, docente universitario, giornalista, morì il primo maggio del 2001, giovanissimo, per un aneurisma dissecante alla aorta.
In città, ad Aversa, era notissimo. Seguendo le orme paterne (il papà Giovanni è stato giornalista e scrittore), accanto agli studi, sin da ragazzo aveva lavorato nel settore dell’informazione anche quale speaker del telegiornale della tv locale “Canale 47” con i colleghi Geppino De Angelis e Raffaele Maisto, oltre a collaborare con il quotidiano Il Mattino.
Questo impegno non gli aveva impedito di laurearsi in medicina con il massimo profitto. Dopo la laurea l’impegno professionale in Germania, a Heidelberg per poi impegnarsi in prima linea a Teramo, presso la locale università, dove fu tra i fondatori dei corsi di laurea in biotecnologia.
Da qui l’iniziativa abruzzese che ha visto il taglio del nastro da parte della mamma di Corradino, la signora Rosa de Angelis, che era accompagnata dalla figlia Ilaria Rita Motti. A ricordare il valente aversano il professor Enrico Dainese, presidente del corso di laurea in Biotecnologie, che ha paragonato il carattere multidisciplinare del laboratorio inaugurato con l’eclettismo di Corradino (che abbiamo avuto la fortuna e l’onore di conoscere e frequentare anche se per poco tempo).
L’accademico ha anche ricordato Motti come persona che “organizzava dei gruppi musicali, sapeva suonare il pianoforte ad orecchio, ma era anche di un’umiltà straordinaria”.
Nel corso della cerimonia, presente anche il rettore dell’Università di Teramo Luciano D’Amico, commoventi le parole della signora de Angelis-Motti che ha affermato: “Quando sento parlare il professor Dainese ho l’impressione di avere vicino mio figlio, un figlio che, accanto al suo sapere, aveva modi pacati e entusiasmo vero verso gli alunni. Lui l’incentivava di continuo e non smetteva mai di prendersene cura. Ricordo nitidamente il giorno del funerale di mio figlio: una delegazione di 60 persone da Teramo tra cui un collaboratore scolastico che manteneva uno stendardo dell’Università e piangeva. In questa università l’anima di Corradino non scomparirà mai”.